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Resettare per ripartire insieme e con speranza

Noi cristiani siamo fortunati (benedetti!) perché ogni anno possiamo ricominciare il percorso di fede con un occhio alla Parola e uno alla Storia. E per questo l’inizio è sempre come un resettare e ripartire. E farlo insieme. Sempre con speranza.

Anche la domenica 26 gennaio (la 3° del tempo ordinario -Vangelo Luca 1,1-4; 4,14-21)) ha questo scopo. E ascoltando il bravo Luca, siamo messi in condizione di sapere come si è messo in moto il processo di “liberazione” che ha voluto Lui. Intanto si presenta con il tesserino di giornalista, garantendo che le notizie le ha raccolte da fonti sicure. E quindi chiede di aderire con serena sicurezza. Poi registra l’ingresso della missione ricevuta dal Padre. Si parte dalla sinagoga, cioè si parte da una storia raccolta custodita nei rotoli.  Si parte da un profeta e Lui si collega a Isaia che sente molto vicino. Si parte dalla sua partecipazione ad un percorso che è giunto ormai all’incrocio definitivo, la sua Missione.

Proclamare ciò che lui proclama, e proclamarlo oggi nelle chiese e nei nostri luoghi di vita, è rivoluzionario. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. Dopo un tempo sicuro di discernimento, si attribuisce la profezia di Isaia (VIII secolo a.C. – il nome significa il Signore salva) che è “liberazione” giubilare, liberazione vera.

Non è venuto per altro che per rinverdire le speranze di liberazione da tutto ciò che mortifica l’uomo. Così è il Regno di Dio. E riparte dagli ultimi, chiedendo ai primi di farsi ultimi. Questi poveri-ciechi-oppressi non sono così perché colpiti da un destino crudele. Sono così perché nella storia ci sono stati e ci sono ancora degli oppressori. Bene ha fatto Mariann Budde, la vescova episcopaliana che ha sfidato Trump dal pulpito, nota per il suo impegno verso la giustizia sociale e i diritti umani. E non poteva che aspettarsi la reazione scomposta che hanno riportato. Anche per Gesù inizia l’opposizione, inizia la missione e inizia la persecuzione. Vedi come va a finire il brano. Sono 20 “martiri” della fede del 2023.

Dice il Papa: “Ci sono molti martiri nascosti, i fedeli del mondo di oggi, che conducono una vita ordinaria con coerenza e con il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, addirittura fino alla morte. Fratelli, sorelle, ci saranno sempre martiri tra noi. È il segno che siamo sulla strada giusta”.

Ci sono anche i martiri della giustizia e dell’amore alla vita, di altre culture e religioni, oppressi da regimi di morte. Quindici giorni fa, dopo l’annuncio della possibile tregua a Gaza ci sono stati una sessantina di morti. Tra le ultime vittime c’è l’attivista e animatore per bambini Ahmed Al-Shawa, 25 anni, ucciso insieme ad alcuni colleghi in un attacco aereo sul quartiere Al-Daraj di Gaza City. Al-Shawa era conosciuto tra i palestinesi della Striscia come “l’ambasciatore del sorriso” per il suo senso dell’umorismo, l’energia, la gentilezza e la passione per il suo lavoro: portare gioia ai bambini di Gaza nonostante le dure condizioni del genocidio in corso. Il suo obiettivo era quello di far sorridere i bambini, nonostante il trauma subito. Hanno detto di lui: “Era una fonte di forza e di speranza per i suoi colleghi, amici e figli”. Aveva in cuore la forza liberatrice dello Spirito del Signore.

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