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I poteri dello Stato al tempo del Coronavirus

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia globale. L’ondata travolgente del virus ha messo sotto stress anche le categorie costituzionali abitualmente adottate nei periodi di tranquillità istituzionale, con un impatto vistoso sulla democrazia parlamentare e sui diritti fondamentali. L’ultima crisi virale di proporzioni enormi risale esattamente ad un secolo fa: tra il 1918 e il 1920 l’influenza “spagnola”, definita come la più grande epidemia della storia dell’umanità, provocò la morte di cento milioni di persone.

Per l’appunto dopo cento anni l’Italia è stato il primo Paese occidentale a doversi confrontare con un evento eccezionalissimo, sconosciuto ed inimmaginabile come l’infezione da Coronavirus. Le vittime da Covid hanno superato nel mondo i due milioni, più di 600 mila di persone nella sola Europa. Una crisi planetaria capace di svilire anche il diritto di morire e di vivere la propria morte, l’attimo più intimo della propria esistenza.

La c.d. seconda ondata della Pandemia ha fatto ripiombare il Vecchio Continente in un incubo, con le città nuovamente avvolte dalla paura e da un silenzio innaturale, dove il giorno sembra uguale alla notte. Dopo la crisi mondiale determinata dal terrorismo internazionale che, a partire dall’11 settembre 2001, ha seminato morte e paura in tutte le aree del mondo, l’epidemia da Sars Cov 2 mette nuovamente a dura prova la quiete sociale e la sicurezza delle persone. Il senso di impotenza di fronte al virus che resiste e accumula mutazioni mostra la vulnerabilità delle vite individuali e collettive.

Per tenere sotto controllo l’infezione, la situazione odierna rischia di incidere pesantemente sui diritti delle persone per tanto tempo ancora. Fintanto che non si raggiungerà una vaccinazione di massa i diritti civili e ed economici rimarranno in un limbo. Le libertà appaiono come assopite in attesa di potersi risvegliare, non appena l’emergenza svanirà.

La crisi epidemica ha agito da potente amplificatore delle diseguaglianze sociali, ha aumentato le differenze tra giovani e anziani, donne e uomini, tra territori, tra categorie garantite e lavoratori autonomie e precari. Basti osservare le lunghe code di nuovi poveri che, in ogni città della Penisola, fanno la fila per un pasto caldo davanti alla Caritas. Il Next Generation Eu rappresenta la migliore risposta dell’Unione Europa alla sfida emergenziale.

Le reazioni degli ordinamenti costituiscono il tentativo di conciliare il diritto alla salute e alla vita con le altre libertà civili ed economiche. Fin dai tempi dell’antica Roma il diritto è chiamato a fare i conti con l’emergenza. In effetti lo studio dei fenomeni emergenziali è stato affrontano sul terreno delle cause di giustificazione alle restrizioni delle libertà e alla deroga al principio di separazione dei poteri.

La Costituzione italiana scelse di non disciplinare le situazioni di emergenza nazionale. Piuttosto il nuovo Testo si preoccupò di evitare forme di concentrazione di potere nelle mani del governo. Il decreto – legge nasce esclusivamente per fronteggiare fatti emergenziali ma diviene nel tempo una fonte ordinaria di normazione. Il tema della conciliabilità delle fonti emergenziali al quadro costituzionale si è posto in relazione alle fonti adottate per gestire il Covid. Quella messa a punto ai tempi della pandemia costituisce una inusuale tecnica normativa, che mette in ombra le funzioni del Parlamento.

La crisi sanitaria ha prodotto una serie di ripercussioni pesanti anche sulla funzionalità delle Camere ed ha posto la questione di aggiornare le modalità di partecipazione ai lavori parlamentari per tempi eccezionali. Nell’era del Coronavirus, i Parlamenti di altri ordinamenti hanno fatto ricorso a strumenti di democrazia digitale. Le esperienze comparate mostrano una varietà di soluzioni per la gestione della pandemia. Anche in Italia sarebbe il caso di interrogarsi sul ruolo del Parlamento “ridotto ad un forum” durante la crisi epidemiologica.

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