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Per la Lega la Sicilia resta un tabù

Per gli esponenti del Movimento 5 Stelle il risultato delle comunali siciliane rappresenta “un forte messaggio di legalità” e gli effetti non tarderanno a farsi sentire anche nel resto del Paese. Al netto della lettura elettorale del risultato emerso dalle urne, alla quale, comunque, merita prestare un minimo di attenzione, il tema della legalità, caro ai 5 stelle, è un elemento dirimente dell’attuale fase politica. La Lega, che nel Meridione d’Italia deve ancora trovare il percorso giusto da seguire, con la vicenda Siri paga un prezzo particolarmente alto. La percezione dell’elettorato moderato, ma non solo quello, è stata quella di una difesa del sottosegretario, da parte dei vertici del Carroccio, svincolata dai fatti. Gli elementi emersi a carico dell’esponente leghista, sotto il profilo giudiziario, sono stati più forti dei messaggi veicolati dal leader Matteo Salvini. In Sicilia tutto questo si è tradotto in voti. Una traduzione capace di resettare la diarchia ideologica seguita sin qui dalla maggioranza giallo-verde, incentrata su Reddito di Cittadinanza e Quota 100, in modo da spostare in avanti la frontiera. Parlare di questione morale fa torto alla storia e a quanti, nel passato recente, hanno speso energie sull’argomento. Oggi la partita è fra corretti e corrotti, fra regole e rigori. I 5 Stelle, pur con tutti i loro problemi, hanno saputo superare i campi minati disseminati sul loro cammino dalla magistratura e dalla incapacità manifesta di alcuni personaggi imbarcati senza avere le condizioni di base per poter salire a bordo. L’assenza dei requisiti degli eletti, all’interno del Movimento, dovrebbe essere un argomento di seria riflessione, e non il balocco preferito dei padroni della comunicazione dei 5 Stelle, alla costante ricerca di cortine fumogene per mascherare gli errori e gli orrori.

La Lega, per convesso, su quelle mine è saltata. E pure male, nonostante l’abilità di Salvini nell’aggirare gli ostacoli. Così Enzo Alfano e Roberto Gambino hanno conquistato due Comuni fondamentali per l’Isola, quali Castelvetrano, la città del boss Matteo Messina Denaro commissariata dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose e recentemente al centro delle cronache giudiziarie, e Caltanissetta. In tutto, nei Comuni andati al ballottaggio, il Movimento ha eletto 33 consiglieri. E se per la Lega la Sicilia resta un tabù, il vero tema che fa da sfondo sono le parole d’ordine dei due partiti. La legalità e la lotta alla corruzione, in tempi di risacca, sono temi sempre verdi. Un po’ meno la lotta senza quartiere ai conduttori televisivi, orchestrata dalla Lega. Senza sottovalutare la questione Lombardia. La vicenda giudiziaria che coinvolge il governatore leghista Attilio Fontana è destinata a produrre più scorie di quante saranno le reali imputazioni. Toccare la Regione governata dal Carroccio, in tandem con Forza Italia, significa mettere sotto la lente il sistema di governo locale dei leghisti. E in Sicilia, certe storie, hanno un peso specifico molto forte. Alle prossime Europee spetta comunque il compito di stabile l’esatto ordine dei fattori.

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