Gli amori impossibili sono quelli più tormentati, ma sono anche i più forti. Tanti nemici, tanto amore: contro la società, contro le famiglie, contro le apparenze e talvolta contro il comune senso del pudore, in un crescendo inarrestabile di passione e trame segrete. Come Romeo e Giulietta di Shakespeare: Matteo e Silvio, di casa nostra. I Montecchi contro i Capuleti, da generazioni. Il Pd contro Forza Italia, dalla genesi. Ne è passato di tempo dal primo incontro galeotto nella villa di Arcore, quando Silvio era premier e Matteo solo sindaco.
E nessuno capiva perchè due “nemici” politici, con ruoli così distanti, dovessero vedersi segretamente, in privato. Poi il giovane prese il posto del vecchio, nel palazzo del governo. Mentre il vecchio cavaliere fu obbligato a scendere da cavallo e ad uscire dal retro, con ignominia. Sembrava la fine delle larghe intese, l’inizio di una nuova era. Ma non lo era. I nostri Romeo e Giulietta hanno continuato ad amarsi, sotto gli occhi di tutti. Dicendosi cose però che nessuno poteva sapere. Come quella volta che strinsero un patto segreto, oltraggiando la casa dell’altra famiglia, al Nazareno. E nel rispetto cieco di quel patto misterioso il Paese va avanti, o indietro, al seguito dei due innamorati.
Matteo, raffinato giocatore, rischia molto, cerca la rissa in famiglia, la rottura a sinistra per correre a casa dei parenti dell’altro, di centro e di destra. E conquistarli. Per ora perde un vecchio zio, un certo Cofferati. Uno che poteva essere antagonista del suo anziano compagno nel 2002, quando portò in piazza tre milioni di persone per difendere, con successo, l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Oggi Matteo quell’articolo lo ha demolito senza troppo stress, con il consenso di tutto il casato. Anche se i mal di pancia aumentano e volano gli stracci.
I parenti di Silvio cominciano a capire. Il nipotino Fitto si arrabbia e riunisce qualche altro familiare emarginato. Perchè se questo matrimonio si farà, il suo turno non arriverà mai e perderà tutta l’eredità. Per suggellare il loro amore Romeo e Giulietta devono superare gli ultimi tre ostacoli: la legge elettorale, la legge salva Silvio e il Presidente della Repubblica. Se lo sono già detto quella volta al Nazareno e negli incontri successivi. Sempre all’insaputa e a dispetto dei parenti serpenti.
La Salva Silvio, presentata a Natale in dono all’amato e a tutti i grandi evasori e frodatori fiscali, è ancora là. Un condono tombale (passato, presente e futuro) pronto a rientrare sotto nuove spoglie. La legge elettorale che gli serve non deve essere troppo diversa da quella vecchia. Anche se i giudici della Consulta hanno detto che è incostituzionale, perchè distorce il voto e mette a tacere i cittadini. Ma l’amore vince sempre, e i nostri ne hanno presentata una quasi identica. E’ piena di diversivi, ma garantisce comunque alle segreterie di partito che saranno sempre loro a nominare gli eletti e a prendersi un premio di maggioranza abnorme. Alla faccia di quei vecchi della Corte Costituzionale che volevano qualcosa di più democratico. Sarà una legge posticipata, come le partite della domenica sera, che entri in vigore fra tre anni.
Altrimenti si potrebbe anche andare a votare. E allora sì che i nostri Romeo e Giulietta rischierebbero di unirsi solo nella morte, come quelli del drammaturgo inglese. Per unirsi invece in tanta gioia e poco dolore, per loro due, finché un decesso non li separi, ci vuole un grande cerimoniere, come minimo un Presidente della Repubblica. Dopodichè potranno anche uscire dalle tenebre, unirsi in matrimonio e formare una nuova famiglia, tutta loro. Resta da capire, tra Romeo e Giulietta, chi tiene in pugno chi.