Il nostro 2025 si apre con la Porta Santa di San Pietro che dischiude le ali della Speranza. Il Giubileo alla sua alba ha già un significato che ci oltrepassa…
Ero appena diciottenne, partecipavo al mio primo Giubileo a Roma, nel 2000, quando Giovanni Paolo II ci invitava a mettere fuoco in tutto il mondo…Sento ancora oggi quel fuoco, avverto in me la gioia di allora, percepisco l’eco di parole eterne con più consapevolezza. Ho il desiderio intimo di comunicare a tutti voi che la speranza non è fantasia né utopia. Ragazzi, credenti e non, noi potevamo avere paura allora e possiamo averne ora. La notizia bella è che possiamo andare oltre quella paura.
È vero, sentiamo sempre più parole che possono intimorire, che sembrano lontane dalla democrazia e dall’amore da persona a persona. È vero, è un’epoca in cui tutto sembra volgere “contro” e non “pro”.
Ma è altrettanto vero che è possibile vivere al meglio, “inquieti e gioiosi”, come ci suggerisce Papa Francesco nella sua autobiografia “Spera”. Ecco alcune Sue parole che illuminano: “Quando c’è il ‘noi’ comincia la speranza? No, quella è incominciata già con il ‘tu’. Quando c’è il ‘noi’ comincia una rivoluzione”.
La rivoluzione consiste nell’abbracciare la speranza, come ci suggerisce Frankl: “Esistono molti modi per gestire un’inevitabile, intensa sofferenza. Trovare significato nelle avversità trasforma il dolore in un fenomeno carico di senso”. Qui abita la speranza.
Secondo Shimanoff la “speranza” è una delle parole più frequentemente menzionate nelle conversazioni di tutti i giorni: le persone sperano nel raggiungimento di un bene o nell’evitamento di un male, ad esempio. L’etimologia della parola “speranza” ci rimanda a un tendere verso: dal latino “spes = speranza”, termine a sua volta collegato alla radice sanscrita “spa = tendere verso una mèta”. Tendere verso un miglioramento, a partire da una condizione di malessere, frustrazione, insoddisfazione, anche paura e angoscia. La definizione di speranza implica una partecipazione attiva da parte dell’individuo e rappresenta la possibilità di un risultato positivo.
La speranza può aiutare ad avviare azioni che migliorino il nostro stato d’animo e il nostro modo di porci verso la vita. Per farlo, però, bisogna integrare coraggio e pazienza, elementi fondamentali per potersi permettere di sognare concretamente la realizzazione dei propri obiettivi. È il coraggio che ci aiuta tendere verso qualcosa, ad andare oltre la paura impedendole di prevalere e di abbandonare ogni nostro sogno di libertà. Bisogna pazientemente vincere contro questa forma di schiavitù evitando di chiudersi inermi in sé stessi.
Bisogna dare spazio alla speranza che, come dice Papa Francesco è “la virtù di un cuore che non si chiude al buio”. Basta che lo faccia “un solo uomo, una sola donna perché ci sia speranza, e quell’uomo e quella donna puoi essere tu. Poi c’è un altro ‘tu’ e un altro ‘tu’ ancora, e allora diventiamo ‘noi’”.
Il futuro può avere il nome della speranza perché insieme possiamo fare la differenza. Se tanti “io” e tanti “tu” faranno la loro parte, ci sarà un contagio di gioia e speranza. Se sapremo essere “noi”, davvero potremo dare vita ad una rivoluzione.