Un giudizio vero e completo sulla riforma della scuola appena approvata dal nostro Parlamento, e promulgata qualche giorno fa dal Capo dello Stato, potrà essere dato solo in seguito alla sua applicazione da parte della scuola viva alla quale passa ora la parola per l’avvio della fase più delicata del percorso. D’altro canto una riforma è sempre e in ogni caso, e non potrebbe essere diversamente, un momento fortemente sensibile soprattutto per un’istituzione come la nostra che citando Don Milani ha come fine ultimo quello della consegna alla vita di uomini e cittadini sovrani.
Al di là delle dinamiche politiche, partitiche e sindacali il testo di legge appena approvato alla Camera presenta delle prospettive di innovazione e negli uffici siamo già a grande lavoro seppure con immaginabili criticità per dare strada al cambiamento –e avendo come prima deadline quella di metà agosto- nel mentre si attendono deleghe e decreti dai quali passerà l’attuazione completa della riforma stessa.
Nel testo di legge non sono pochi gli aspetti che attirano attenzione e che soprattutto trattano nodi che in un modo o nell’altro andavano necessariamente affrontati e tra questi, facendo una scelta semplificativa e un po’ alternativa agli argomenti solitamente più attenzionati, va guardato con favore a misure che non potevano più essere rimandate quali ad esempio l’ingresso sistematico e attraverso meccanismi ben definiti della realtà lavorativa nel mondo dell’istruzione scolastica per garantire anche attraverso l’apporto di queste esperienze agli studenti maggiori possibilità di successo formativo; già da Settembre i nostri ragazzi della secondaria superiore seppure in via progressiva potranno, infatti, beneficiare della nuove previsioni in materia di alternanza scuola-lavoro che a regime introducono in maniera obbligatoria e diffusa su tutti i trienni delle secondarie di secondo grado, licei compresi, un blocco orario minimo ed apprezzabile di percorsi da svolgersi in azienda ma anche presso enti pubblici e musei. In questa direzione anche il rilancio degli ITS i percorsi di alta specializzazione tecnologica nati nel 2011 riguardo ai quali seppure va registrato un rimando delle scelte ai decreti attuativi, va comunque rilevata una forte intenzionalità riguardo agli investimenti.
Ancora, l’introduzione dell’obbligatorietà per la formazione in servizio dei docenti e di una valutazione che abbia non uno scopo sanzionatorio ma premiale sia per gli insegnanti stessi che per i dirigenti scolastici; misura questa relativa alla valutazione che in particolare porta il sistema oltreché verso un’ottica di rendicontazione sociale soprattutto nella direzione di un adeguamento al resto dei maggiori Paesi europei alle cui buone pratiche dobbiamo guardare, soprattutto alla luce del fatto che nelle indagini comparative internazionali gli apprendimenti dei nostri studenti risultano troppo spesso non completamente adeguate.
Da ultimo non poteva non esserci soprattutto in un momento storico sociale come quello che stiamo vivendo, e in linea anche con alcuni più recenti atti ministeriali sul tema, un giusto riconoscimento alla famiglia del legittimo ruolo di protagonista delle scelte educative per i propri figli; aspetto quest’ultimo che, unitamente all’attenzione esplicitamente evidenziata verso bisogni educativi speciali di ciascuno studente nella sua unicità peraltro con un riferimento dichiarato tra le altre specificità per la prima volta anche agli alunni adottati –in conseguenza delle Linee di indirizzo per favorirne il diritto allo studio dello scorso 18 Dicembre-, fa pensare e soprattutto ben auspicare per una positiva attuazione del testo di legge nella direzione di una riforma che nei fatti possa dimostrare di aver avuto nelle migliori intenzioni quale obiettivo prioritario quello di agevolare e rendere realizzabile il pieno sviluppo della Persona nel suo progetto di vita.
Anna Paola Sabatini (Dirigente Ufficio Scolastico Regionale per il Molise)