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Io sono Charlie

Mi rivolgo a Lei, Presidente Mattarella: il piccolo Charlie è anche italiano! E’ una rivelazione choc, lo so, ma Charlie Gard, il bimbo di soli 8 mesi condannato a morire a motivo della sua malattia rara, è un po’ anche mio figlio. Per questo non riesco a tenermi fuori dall’angosciante dibattito internazionale che a volte filosofeggia sulla pelle di un bimbo indifeso più che mai.

Conosco l’alfabeto del dolore che spesso si compone in una fraseologia incomprensibile ed impronunciabile come “sindrome di deperimento mitocondriale”, o come “microcefalia congenita” o “derivazione ventricolo-peritoneale in soggetto con tetraparesi spastica-distonica” e chissà quante ne potremmo ripetere. Conosco soprattutto il linguaggio duro delle corsie degli ospedali e quello ansiogeno delle corse rapidissime a sirene spiegate in ambulanza; conosco la punteggiatura fatta di continui puntini sospensivi delle sale d’attesa delle terapie intensive e dei mille punti interrogativi degli ambulatori medici.

Il linguaggio del dolore è universale e inevitabilmente ci lega all’altro con intima confidenza, facendoci sentire parte di quelle storie che pur lontane, le sentiamo ficcarsi con impeto dentro al petto, portando talora ineffabile dolore…e diventano prossime.
E’ così che posso dire che Charlie è anche mio figlio, perché so cosa vuole dire tenere tra le braccia la carne debolissima di una creatura, so bene cosa vuol dire dividere lo sguardo tra il volto dolcissimo di un figlio e i monitor che tengono sotto controllo i suoi parametri vitali, conosco le notti insonni ad abbassare la febbre con la tachipirina e a cullare con la filastrocca preferita che rilassa anche le distonie più insistenti della mia piccola principessa.

Non sbaglio: il dolore ci rende prossimi. Allora con l’ardire di un padre che come un leone lotta per la vita del figlio, così anch’io, un po’ padre di Charlie Gard, Le chiedo, Presidente Mattarella, di osare! Si le chiedo di esagerare, andando oltre i protocolli istituzionali che spesso tengono ingabbiato l’uomo dentro le rigide formalità della politica. Le chiedo di esagerare con il gesto folle della Pietà, con la pazzia della Misericordia che sa prendersi a cuore le creature più fragili ed indifese perché Lei sa che un Paese si puo’ definire “Popolo” nel momento in cui non abbandona i suoi figli più deboli.

Pietà e Misericordia: termini nei quali l’eloquenza politica non si è mai imbattuta, a volte ad arte evitati, ma oggi a maggior ragione necessari ed indispensabili per favorire condivisione e aggregazione. La Pietà e la Misericordia sono gli atteggiamenti che ricordano all’uomo di essere uomo, e al popolo di poter essere solidale. Oggi Pietà e Misericordia sono pura follia, ma di questa follia oggi non possiamo fare a meno.

Per questo Le chiedo, Presidente, di offrire la cittadinanza italiana a Charlie Gard e ai suoi genitori, perché noi italiani sappiamo prenderci cura di chi è più debole; diamo un segnale controcorrente ad una società sempre più spezzettata nelle proprie solitudini, dimostrando che possiamo essere forti e coesi, uniti e solidali di fronte alle creature debolissime che sperano nel gesto folle della nostra umanità e invocano la nostra solidarietà più vera. Ogni uomo, e anche lei, conosce quanto dolore possa portare lo strappo prematuro dalla vita di persone care. Non possiamo abitare la mediocrità del nostro perbenismo anaffettivo che mantiene le distanze dalle creature più fragili, confermandoci nel nostro egocentrismo spietato.

La supplico, ci faccia diventare “Popolo”, ci aiuti a sentirci parte di un’umanità che sa ancora cogliere la vita in ogni sua pagina, anche quella più delicata e stanca. Ma proprio per questo si tratta di una vita così piccola che per la legge della compensazione pretende il gesto sproporzionato dell’eccesso di umanità.

Sì, Presidente, proviamo ad eccedere in umanità; esageriamo con una Dichiarazione Internazionale (inaspettata, imbarazzante e fuori da ogni regola istituzionale) di concedere la piena cittadinanza italiana al piccolo Charlie Gard, perché siamo consapevoli che il dolore ci fa prossimi e la prossimità ci rende un popolo, il Popolo Italiano.

E ricordi che il piccolo Charlie è anche po’ Italiano, perché è anche un po’ figlio suo!

Luca Russo
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Autore de “L’Eutanasia di Dio”

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