Se i soldi europei del Recovery Fund verranno impiegati bene, come i fondi del Piano Marshall, l’Italia potrebbe rinascere a nuova vita dopo 25 anni di declino. Negli ultimi trimestri la economia italiana è cresciuta più della media europea solo in 4 trimestri. Negli ultimi 21 anni l’Italia ha perso 25 punti di PIL pro-capite rispetto a Germania e Francia. In una parola ci siamo impoveriti ma l’impoverimento riguarda la metà della città che sta male per usare l’efficace fotografia sociale dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia. Di qui la bassa percentuale di persone che lavorano, di qui il numero sempre più basso di cittadini che risparmiano e l’aumento dei cittadini e delle famiglie che non riuscendo più a risparmiare non saprebbero affrontare un avvenimento improvviso. Se l’Italia non ritorna a crescere, come ha detto nel suo discorso di fine anno il Presidente Mattarella, continueranno a aumentare disoccupazione e povertà.
La grande carta a disposizione del nostro Paese è utilizzare al meglio le risorse europee del Recovery Fund. Voglio ricordare che ci soni stati dati tanti fondi perché l’Europa ha sulla coscienza i sacrifici che ci hanno chiesto col Governo Monti e perché con il nostro alto debito pubblico potremmo essere un problema per tutta l’Europa. Tra queste in particolare quelle destinate agli investimenti in infrastrutture.
Nel Programma PNRR targato Draghi, molto diverso da quelli che aveva predisposto il Governo Conte-Gualtieri, le opere più coerenti per aumentare la crescita economica nella sostenibilità sono gli investimenti nei porti del Nord Tirreno e del Nord Adriatico oltre alla completa realizzazione dei tratti dei quattro corridoi europei su rotaia, la TAV, il Terzo Valico, il Brennero.
Con il completamento dei corridoi ferroviari europei ad AV i porti italiani del Nord Tirreno e del Nord Adriatico saranno collegati al mercato europeo e pertanto aumenterà la convenienza green a far arrivare le merci destinate a una parte della Francia, della Germani, della Svizzera, dell’Austria ai nostri porti piuttosto che a quelli del Nord Europa. La riduzione dei viaggi delle navi e il trasporto dei container su rotaia sino a destinazione ridurranno notevolmente l’inquinamento attualmente prodotto dalle navi che privilegiano arrivare ai porti del Nord Europa e dai TIR (ogni giorno dal porto di Genova arrivano e partono circa 5.000 TIR)
La realizzazione di questa rete ad AV aumenterà inoltre i traffici turistici perché viaggiare per l’Europa e poter raggiungere le tante città europee ricche di storia, arte e cultura salendo comodamente su un treno nella stazione ferroviaria della propria città farà aumentare notevolmente il numero dei turisti che arriveranno nel nostro Paese.
Con queste infrastrutture potremmo crescere strutturalmente tra aumento della logistica e del turismo un punto di PIL in più all’anno. Se a questo aggiungiamo i benefici derivanti dalle riforme messe in atto dal Governo Draghi e gli effetti di una nuova politica industriale che aiuti il nostro sistema produttivo a cercare e ad incontrare l’innovazione, non dovrebbe essere impossibile arrivare ad una crescita stabile del nostro PIL del 2%.
Gli studi più seri sostengono che con una crescita stabile di almeno 2 punti di PIL l’anno si creano nuovi posti di lavoro per i giovani e si ridurrà gradualmente il peso del nostro grande Debito Pubblico.
Ecco perché occorre cogliere la spinta che arriva dalla Società Civile del Movimento SITAV per superare vent’anni di “no” a tutto che ci hanno impoverito e che come vediamo da tutte le ricerche hanno penalizzato maggiormente le classi più popolari che da anni stanno pagando il prezzo più alto alla decrescita assolutamente non felice. Ecco perché occorre accelerare i lavori della TAV.