La Chiesa, in questo periodo di crisi, che può fare? Esperta in umanità, non ha da suggerire tecniche e strumenti operativi e pragmatici, ma accanto al mondo e dentro la realtà, si fa suscitatrice di ottimismo condividendo speranze e difficoltà, fragilità e sofferenze. Libera da interessi, ed aiutata a vivere il Vangelo con coerenza e senza compromessi, ricorda che occorre lo sforzo di tutti per capire che la crisi va vinta grazie all’equo e responsabile contributo di ogni categoria sociale: in un naufragio ci si salva tutti insieme o tutti si perisce.
Ne consegue il bisogno di un corale impegno educativo per dare giusto risalto e valore ai comportamenti virtuosi, in grado di assicurare a chi li compie quella serenità e gioia, appannaggio dei ricercatori sinceri della verità e del bene. In effetti, se si è onesti e solidali, non solo si combatte la povertà, ma si costruisce insieme una società con meno sperequazione sociale e più pace. Per essere felici non bastano i soldi. Ci vuole soprattutto il recupero dei rapporti umani.
Con una buona dose di umiltà, pazienza, coraggio, e tanta voglia di futuro, camminiamo insieme sapendo che Dio ci non abbandona alla difficoltà. A chi si dice cristiano, tocca un compito specifico: proclamare e testimoniare il Vangelo del lavoro e della speranza. Dice Gesù: “Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia. E tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena”.