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Germania, se il gigante rallenta…

Fitch taglia il rating di Deutsche Bank in ragione delle continue difficoltà dell'istituto tedesco e dei “limitati progressi nel migliorare la propria profittabilità e nello stabilizzare il modello di business”. Una situazione che potrebbe farci tornare alla memoria l'ultima crisi finanziaria globale del 2008. Non dobbiamo dimenticare che è esplosa per colpa di un uso dei derivati non corretto. E il problema delle Deutsche Bank sta proprio nell'opacità di bilancio rispetto al valore di mercato dei prodotti derivati. Il timore è che, trattandosi di una grande organizzazione – quelle di questo tipo sono chiamate organizzazioni sistemiche – un suo fallimento o crisi, come accaduto per Lehamann Brothers, possa portare dissesto anche nelle altre realtà ad con cui ha rapporti. 

Dopo la crisi del 2008, i principali istituti bancari, qualche piccolo intervento lo hanno fatto. Le banche più grandi hanno aumentato i loro cuscinetti di liquidità, ma potrebbe non essere sufficiente. Il rischio è che non sia stato fatto abbastanza per quel che riguarda la trasparenza relativa all'uso e al valore dei derivati. 

Gli effetti di una crisi potrebbero essere differenti, a seconda della risposta che darebbero, in una circostanza simile, la politica monetaria e quella fiscale, quindi le bache centrali e i governi stessi. Viene da domandarsi se, memore degli insegnamenti passati, la Bce – Banca centrale europea – ha imparato la lezione e quindi reagirà in maniera tempestiva. Le crisi bruciano denaro e quindi c'è bisogno di una istituto bancario che ne crei di più di quanto accade normalmente. Quindi il Quantitative easing, ossia l'acquisto di titoli di stato e di altro tipo dalle banche per immettere nuovo denaro nell'economia. E' da questo che dipendono gli effetti della crisi: se c'è una reazione immediata gli effetti possono essere limitati, in caso contrario si potrebbe andare incontro a problemi seri. 

Il calo della produzione industriale in Germania è legato al fatto che il settore automobilistico tedesco è in ritardo nel rispondere alla sfida della mobilità sostenibile. Oggi vincono altri modelli, altre case automobilistiche che hanno compreso la necessità di transitare velocemente verso il motore ibrido. Questo a cascata produce effetti negativi sulla produzione. Dietro a un prodotto finito tedesco, c'è almeno un 30% di valore aggiunto Made in Italy. Sicuramente queste situazioni influenzano l'Italia, ma non si può sempre additare le varie situazioni internazionali per quel che sta accadendo nel nostro Paese. Le cause sono da riceercare anche nelle difficoltà della manovra economica del governo che avrebbe dovuto mantenere l'enfasi sugli investimenti delle imprese. 

 

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