I dati dell’Onu, ci dicono che, ogni anno, 245 milioni di donne e ragazze dai 15 anni in su subiscono forme di violenza. Ciò significa che, purtroppo, nonostante gli sforzi corali delle istituzioni internazionali, questa tipologia di reato, continua ad essere tra le violazioni maggiormente diffuse nell’ambito dei diritti umani. Questo odioso crimine si verifica ad ogni latitudine e lambisce ogni condizione sociale: in tutti i Paesi, per strada, in casa, nei luoghi di studio e di lavoro, negli spazi pubblici, nei trasporti, nella politica e nello sport ed è perpetrata da parte di sconosciuti, ma, in alcuni casi, anche da coloro che sono più vicini, come amici o familiari. Basti pensare che, secondo le ultime statistiche diffuse, in Italia, un terzo delle donne ha subito qualche tipo di violenza.
Dietro a questi numeri inquietanti, ci sono storie di vite spezzate che, senza se e senza ma, hanno bisogno del sostegno e di una risposta corale della società civile per tornare a rivedere la luce della speranza. In particolare, a causa dei numerosi conflitti che l’umanità sta vivendo, le donne e i bambini, stanno pagando il prezzo più altro in termini di esodi di massa, violenze e maggior rischio di povertà. Non si può continuare a permettere questo scempio: le donne devono poter entrare sempre di più a far parte dei processi decisionali, al fine di dare risposte più complete alle crisi umanitarie e ai crescenti fenomeni di violenza nei loro confronti.
La società civile nella sua interezza, seguendo le lungimiranti indicazioni di Papa Francesco, ha il dovere di “educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane”. Questo insegnamento deve però valere in ogni luogo del mondo e condizione sociale: non è possibile che, ad oggi, in alcuni Paesi, le donne debbano ancora essere assoggettate a un punto tale da non poter andare a scuola o manifestare per tutelare i loro diritti. Abbiamo il dovere di essere loro vicine per dare inizio a un nuovo ciclo storico e sociale in cui, la dignità delle donne, venga sempre salvaguardata e, lo spettro delle violenze, diventi solo un lontano ricordo e possa finalmente lasciare il posto all’amore che, con il suo esempio costruttore, dovrà lambire ogni ambito della nostra “famiglia umana”.