Purtroppo i numeri parlano da soli. Omicron pur essendo meno grave di Delta nei suoi effetti si trasmette in modo molto efficace. Quindi per contrastare questa diffusione bisogna vaccinare con la terza dose i tempi rapidi il maggior numero possibile di persone. La terza dose, infatti, protegge in maniera significativa nei confronti della malattia grave un po’ meno nei confronti della infezione. In questo momento chi si ricovera è un soggetto non vaccinato o che ha effettuato la vaccinazione da ormai diversi mesi. Prevedere il futuro è molto difficile ma uno studio sudafricano ha indicato che chi si infetta con la variante Omicron può sviluppare gli anticorpi efficaci sia contro Omicron che contro Delta. Ciò porterebbe ad una automatica riduzione per via indiretta di Delta che come noto è più grave. Il picco delle infezioni dovrebbe essere (se vengono rispettati i tempi del Sudafrica del Regno Unito) attorno alla metà di gennaio.
Alcuni scienziati ritengono che questa ondata di infezioni associato ad una massiccia vaccinazione (soprattutto con la terza dose) farebbe sì che l’infezione da Covid-19 diventi endemica con forme poco gravi o asintomatiche nei vaccinati e forme più gravi nei non vaccinati. Questi ultimi, però, sarebbero in numero esiguo in quanto molti di loro potrebbero essere stati infettati e aver un’immunità per via naturale. Ma questo scenario, ipotizzato da alcuni, non può essere in alcun modo previsto in modo certo. Però il calo di gravità, associato ad un aumento di trasmissione, potrebbe effettivamente preludere a uno scenario del genere.
Resta fondamentale, in ottica di adeguamento della vaccinazione, la comprensione di come agisce il Sars-Cov-2. Il punto determinante è la proteina Spike che è anche il bersaglio anche degli anticorpi monoclonali già ampiamente utilizzati nei nostri ospedali attraverso flebo di un’ora. I virus tendono ad entrare dalle cellule che hanno un recettore Ace2 riconosciuto dalla proteina Spike o da una componente di essa. Se i vaccini sono in grado di bloccare l’ingresso nella cellula è perché rispetto all’aggressione del virus l’organismo è protetto dalla risposta immunitaria. A contatto con il virus, quindi, anticorpi e cellule attrezzano l’organismo a rispondere all’attacco virale. Perciò se il virus che aggredisce l’organismo si è modificato a causa delle varianti la risposta garantita dal vaccino può risultare meno efficace. A quel punto si può rivedere il vaccino per far sì che si producano degli anticorpi e una difesa più adeguata alla mutazione del virus che circola maggiormente e diventa più aggressivo per effetto delle varianti.