Il numero crescente di anziani e le conseguenti problematiche di salute legate alla Terza Età, ci pongono di fronte alla sfida più grande degli ultimi trent’anni, ossia garantire un welfare adeguato alle crescenti necessità di cura e presa in carico complessiva. Queste ultime devono essere focalizzate su un ripensamento globale delle politiche in ambito sanitario, economico e soprattutto sociale, per far sì che, ogni cittadino, possa usufruire di servizi di assistenza domiciliare di qualità e in grado di supportare coloro che si trovano più avanti con gli anni nel mantenimento della loro autonomia e qualità di vita all’insegna della partecipazione democratica.
A questo proposito, la recente enciclica “Dilexit nos” di Papa Francesco, ci ha richiamato a cambiare sguardo, prospettiva, obiettivi, e recuperare ciò che è più importante e necessario, ovvero il cuore. Quest’ultimo, soprattutto quando si parla di tutela dei membri più deboli della nostra società, deve rappresentare il fulcro di ogni azione di prossimità, prima di qualsiasi questione di bilancio. Tutti noi, e soprattutto chi, ad ogni latitudine ha responsabilità di governo, deve educare il proprio cuore all’ascolto di chi, a causa delle fragilità legate all’età, sta soffrendo. Come comunità abbiamo il dovere morale di lenire con la prossimità i bisogni di assistenza crescente, insegnando ai più giovani la propensione ad aprire l’anima verso tutti gli anziani, instaurando con loro un dialogo intergenerazionale che getterà le basi di una società più empatica di cui abbiamo fortemente bisogno.