Dopo tre anni di guerra sul lato orientale del Vecchio Continente, avviato dall’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, sembrano aprirsi delle prospettive sulle sorti del conflitto. Nell’incertezza del momento, dovuta anche alle mosse repentine dell’amministrazione Trump, i cui effetti non sono però ancora prevedibili, Interris.it si è rivolto a Mattia Massoletti, research assistant Russia, Caucaso e Asia centrale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), per comprendere l’attuale situazione e gli eventuali sviluppi.
L’intervista
Qual è la situazione sul terreno?
“Più o meno la stessa che è si è iniziata a intravedere già dopo l’offensiva ucraina dell’agosto-settembre 2023. I russi hanno ripreso ad avanzare verso ovest ma senza cambiamenti rilevanti – secondo alcune elaborazioni il loro controllo del territorio ucraino in un anno è passato da poco più del 17% al 18% – mentre l’Ucraina continua a mantenere l’1,3% del territorio dell’oblast di Kursk conquistato con l’incursione dell’agosto ‘24. Una percentuale piccola, quella nelle mani di Kiev, ma importante perché al tavolo dei negoziati può essere usata come moneta di scambio, nonostante Mosca al momento Mosca abbia escluso scambi territoriali con la controparte. Ci si siede al tavolo delle trattative quando le parti riconoscono i rapporti di forza e sono consapevoli di non poter ottenere di più l’una dall’altra”.
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Quali sono le prospettive del conflitto?
“Si vedono degli sforzi pre-negoziali. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta tastando il terreno da entrambe le parti, apparendo per ora più accomodante verso Putin, per portare i due Paesi intorno al tavolo delle trattative, anche se per le loro posizioni Russia e Ucraina sembrano molto distanti. Si parla di un cessate il fuoco ma tanti dettagli non sono stati definiti: le condizioni, le garanzie di sicurezza per Kiev, gli elementi di deterrenza. Francia e Regno Unito parlano di un contingente di 30mila uomini da posizionare sulla linea di demarcazione tra Ucraina e Russia, ma non è detto sia sufficiente per un fronte di quelle dimensioni, che supera i 1000 chilometri”.
Quale impatto possono avere le posizioni dell’amministrazione Trump?
“Se Biden parlava di una ‘pace giusta’, l’attuale inquilino della Casa Bianca sembra più interessato a una pace e basta, senza particolari garanzie a salvaguardia del futuro dell’Ucraina. Anche prima delle elezioni di novembre, si presagiva che avrebbe potuto avere una qualche influenza sul conflitto, soprattutto sull’Ucraina a cui potrebbe minacciare di togliere il sostegno. Ogni giorno aggiunge qualche elemento di critica al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha affermato che l’Ucraina ha ricevuto 350 miliardi di dollari di aiuti dagli Usa, quando in realtà sono 114 miliardi, poco più di quanto fatto dall’intera Unione europea. Sembra si stia prodigando a far finire la guerra ma senza empatia verso il paese aggredito, senza aver chiarito tanto cose riguardo al suo presunto piano di pace”.
Il presidente Usa ha detto che il suo omologo ucraino ha solo il 4% del consenso. Com’è la leadership di Zelensky?
“E’ una percentuale non veritiera perché, in base alle ultime rilevazioni, il consenso di Zelensky è intorno al 57%. Certo, in calo rispetto al 90% dell’inizio dell’invasione russa ma gli attacchi di Trump potrebbero portare il popolo ucraino a raccogliersi intorno al proprio presidente”.
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Che ruolo ricopre in questa fase l’Unione europea?
“L’unica cosa che sta facendo è battere i pugni sul tavolo, senza però ottenere niente. A Bruxelles si parla di rendere l’Ue un attore più rilevante anche dal punto di vista securitario e dell’industria della difesa, ma è difficile capire se sia in grado di portare avanti la causa ucraina senza il sostegno degli Stati Uniti”.
A quanto possono ammontare i costi della ricostruzione post-bellica dell’Ucraina?
“L’ultima stima risale a un report della Banca mondiale dell’anno scorso, che quindi teneva conto dei danni fino alle fine del 2023. Per la ricostruzione e la ripresa economica dell’intera Ucraina, compresi i territori occupati dai russi, si stimava che sarebbero necessari 486 miliardi tra il 2024 e il 2033. Se contiamo solo il territorio sotto il controllo di Kiev, sottraendo quel 37% di costi che riguarda le regioni occupate, la cifra si aggira sui 305 miliardi. Sono comunque stime provvisorie, col trascinarsi delle ostilità il costo potrebbe essere lievitato”.
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Il commissario europeo alla Difesa, Andrus Kubilius, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde, ha evocato il rischio che la Russia possa “testare militarmente” l’Ue “entro il 2030”. E’ un pericolo concreto?
“E’ improbabile che la Russia, anche se ne avesse l’intenzione, possa farlo nel breve periodo. Le ci vorrà tempo per riempire gli arsenali e “preparare” la propria popolazione all’ennesima guerra. Mosca potrebbe assumere atteggiamenti più assertivi qualora si ritenesse vittoriosa in Ucraina, ma non per questo attaccare un Paese occidentale, Stato dell’Ue o membro della Nato che sia”.