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Natale e solidarietà in Uganda, l’esempio di CBM Italia

L'azione di prossimità di CBM Italia nei confronti dei bambini affetti da retinoblastoma presso il Ruharo Mission Hospital in Uganda raccontata a Interris.it da Massimo Maggio, direttore di CBM Italia

Il gioco assume una valenza fondamentale nella vita dei bambini, nello sviluppo delle loro capacità cognitive, creative e relazionali. Inoltre, assume un valore ancora più grande nei contesti ospedalieri, anche e soprattutto in quelli più difficoltosi di alcuni Paesi africani, fino a diventare parte integrante della terapia stessa: riduce stress e ansia, accelera i tempi di recupero ed è una fonte di distrazione che aiuta a migliorare la gestione del dolore.

L’impegno di CBM Italia

CBM Italia, un’organizzazione internazionale impegnata nella salute, l’educazione, il lavoro e i diritti delle persone con disabilità nel mondo e in Italia, opera da molto con l’obiettivo di alleviare la degenza di tanti bambini e bambine affetti da retinoblastoma (tumore maligno della retina) al Ruharo Mission Hospital in Uganda il quale, quest’anno, in occasione del Natale, verrà reso più “a misura di bambino” attraverso la creazione di una specifica area rivolta all’infanzia. Interris.it, in merito a questa esperienza di prossimità, ha intervistato il dott. Massimo Maggio, direttore di CBM Italia.

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Ruharo Mission Hospital (© CBM Italia)

L’intervista

Dott. Maggio, come si è connotata la vostra attività all’interno del Ruharo Mission Hospital in occasione del Natale?

“Il Natale, per noi di CBM, come sempre, è orientato verso le persone con fragilità, soprattutto coloro le quali vivono nei Paesi più poveri del mondo. Siamo vicini ai bambini affetti da retinopatia del prematuro, ovvero coloro che rischiano la cecità perché nascono prematuri e a causa dell’assenza di protocolli sanitari adeguati. Quest’anno però, abbiamo arricchito il nostro Natale, rivolgendoci ai bambini malati di retinoblastoma, ossia il tumore agli occhi che colpisce i bambini fino ai tre anni d’età, il quale, purtroppo, è molto invasivo: in Italia, il tasso di sopravvivenza tra gli infanti trattati, è pari a 96% ma, nei Paesi africani, il tasso di mortalità è molto elevato, tanto che, secondo gli ultimi dati, quattro bambini su dieci malati di retinoblastoma, rischiano conseguenze fatali. Nell’area subsahariana, è disponibile un unico ospedale per trattare in maniera precisa questa patologia ed è il Ruharo Mission Hospital in Uganda che, in qualità di CBM, sosteniamo da sempre. All’interno di tale struttura, molto spesso, i piccoli pazienti, vengono sottoposti a enucleazione dell’occhio, laserterapia, crioterapia e chemioterapia. Ciò si traduce in mesi e mesi di degenza insieme ai loro genitori. I bambini però, non sono solo pazienti ma hanno anche bisogno di giocare. Questo elemento è molto importante e, di conseguenza, abbiamo voluto creare un’area giochi a loro dedicata. Pertanto, abbiamo lanciato una specifica campagna finalizzata alla donazione di giochi terapeutici per i bambini del Ruharo Hospital.”

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Foto di Tim Marshall su Unsplash

Quali sono i vostri desideri per il futuro in riguardo alla cura del retinoblastoma e all’espansione della vostra opera di prossimità e di cura?

“Vogliamo continuare a sostenere il Ruharo Mission Hospital affinché possa affinché possa curare a 360 ° il retinoblastoma, partendo dalla sensibilizzazione fino ad arrivare al recupero della vista. Ciò significa che noi ci impegneremo moltissimo per informare le comunità e le famiglie su questo tema. In particolare, se i genitori vedono che il loro bambino ha una macchia bianca nell’occhio, deve essere sottoposto immediatamente a una visita e, ad oggi, purtroppo, è ancora così. Occorre quindi che, le persone, vengano accompagnate agli ospedali i quali, devono essere strutture accoglienti per i bambini in cui, gli stessi, possano ricevere le cure adeguate. Infine, poi, quando c’è un residuo di vista nell’occhio non ammalato, bisogna fare in modo che possa essere capace comunque di vedere. Ciò può essere fatto attraverso un lavoro di ampliamento del reparto di ipovisione del Ruharo Hospital, chiudendo così il cerchio della cura e prevenzione del retinoblastoma, facendo in modo che questi bambini possano prendere in mano il loro futuro.”

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