I social media sono una parte integrante della quotidianità di ognuno di noi. Hanno cambiato il modo in cui le persone interagiscono tra loro, permettendo di condividere le opinioni con gli altri in modo rapido. Inoltre, permettono di connettersi con le persone che condividono i medesimi interessi, anche sono molto distanti da noi. Così ad una prima analisi dovrebbe essere un cambiamento positivo. Tuttavia, però, i social media, suscitano preoccupazioni per la salute mentale dei loro utenti, tra cui il rischio di dipendenza tra i più giovani. Interris.it, in merito a questo rischio, ha intervistato il dott. Claudio Marcassoli, psichiatra e psicoterapeuta libero professionista.
L’intervista
Dottor Marcassoli, quali sono i pericoli insiti nell’eccessivo utilizzo dei social da parte dei più giovani?
“Occorre premettere che, se usati nel modo corretto, i social network, possono avere intenti positivi, come ad esempio, riunire familiari e amici lontani nonché aiutare a diffondere messaggi di solidarietà. Però, soprattutto tra i più giovani, il loro utilizzo eccessivo, può avere numerose implicazioni negative e con tratti patologici, come ad esempio la cosiddetta ‘social media addiction’ che, in italiano, si definisce come ‘dipendenza da social network’”.
Come si può definire la dipendenza da social network?
“Gli studiosi Andreassen e Pallesen, nel testo intitolato ‘Development of a Facebook Addiction Scale’, hanno definito la dipendenza dai social network, come un “essere eccessivamente preoccupato dai social network, essere spinto da una forte motivazione a connetterti o a utilizzare i social network e devolvere loro così tanto tempo e sforzo da compromettere altre attività sociali, di studio o lavorative, relazioni interpersonali, e/o la salute psicologica e il benessere”. Attualmente, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) considera solo il disturbo da gioco su internet e, anche se la social media addiction non è formalmente annoverata tra le attuali patologie psichiatriche riconosciute, l’utilizzo eccessivo e compulsivo dei social network è ormai considerato a tutti gli effetti una dipendenza comportamentale, come può essere ad esempio quella del gioco d’azzardo. Si stima che, tale fenomeno, lambisca in media il 5% dei giovani tra i 14 e i 21 anni, i quali sono moderatamente dipendente da internet mentre, lo 0,8%, ne è seriamente dipendente.
Quali possono essere le manifestazioni più evidenti?
“La cosiddetta ‘Internet Addiction Disorder’, provoca un bisogno compulsivo e incontrollato di connettersi e rimanere online per tempi molto lunghi e si traduce in una sensibile diminuzione delle attività quotidiane svolte e dei rapporti familiari e lavorativi. Ciò può esemplificarsi in diversi effetti negativi sulla salute generale, andando a lambire negativamente il ciclo del sonno, l’alimentazione e dando spazio uno stile di vita sedentario. Tutti questi fattori, quindi, possono dare luogo a un quadro disfunzionale.”
In che modo è possibile intervenire per evitare l’insorgere di questi fenomeni?
“Arginare la dipendenza digitale da internet e dai social presuppone la promozione di una sana relazione con la tecnologia attraverso diverse strategie, come ad esempio: l’attivazione di periodi di ‘detox digitale’, il favorire comportamenti rispettosi ed etici sul web e sui social media e, last but not least, insegnare ai giovani a riconoscere i segni della dipendenza digitale, al fine di comprenderne le implicazioni per la salute mentale e prevenirle. Il raggiungimento di tali obiettivi però, presuppone un’alleanza tra tutte le istituzioni educative. In altre parole, scuola e famiglia, devono agire insieme per preservare il benessere e la crescita virtuosa dei più giovani, agendo in sinergia e dando loro delle regole precise, nonché molto ferree, per promuovere il corretto utilizzo di internet e dei social. Vorrei sottolineare che le connessioni non sono relazioni.”