La lettura della Legge di Dio da parte del sacerdote e scriba Esdra è un momento importante nella storia di Israele. È l’atto che conclude il processo di ristabilimento del popolo dell’Alleanza nella terra promessa, dopo la tragedia dell’esilio in Babilonia. Israele celebra la proclamazione della Legge per manifestare la propria consapevolezza che l’Alleanza con Dio (di cui la Legge è appunto la garanzia) non viene mai meno.
La restaurazione post-esilica è un ulteriore atto salvifico da parte del Dio fedele al patto che ha stipulato con il suo popolo. Nella celebrazione liturgica si fa memoria delle opere salvifiche compiute dal Signore nel passato per attualizzarne gli effetti nel presente e beneficiare in ogni momento di quella stessa potenza salvifica (oltre che per ricordarsi dell’amore di Dio e per alimentare la propria fede). Quando Gesù proclama la scrittura nella liturgia sinagogale, tuttavia, si spinge un po’ oltre questa comprensione: non solo considera la Parola di Isaia come efficace e capace di produrre effetti salvifici nel presente dell’uditorio che la ascolta, ma promuove sé stesso come compimento di quella Parola. Egli stesso è la Parola, e dunque la Salvezza, incarnata. Egli è il consacrato, il Messia su cui lo Spirito si posa per compiere la Salvezza definitiva (espressa in Isaia tramite eventi quali guarigioni prodigiose, liberazione degli schiavi e dei poveri oppressi). Tale Salvezza venne offerta allora ai contemporanei di Gesù e a noi cristiani oggi nelle nostre liturgie. Ogni volta che si celebra l’eucaristia, si fa memoria dell’evento della Passione e Resurrezione, culmine della vita del Cristo e atto salvifico supremo, e si può beneficiare, nel presente, degli effetti di salvezza di quell’evento avvenuto nel passato. In questo modo si possono accogliere la grazia, la liberazione, la guarigione promesse dal profeta Isaia e attualizzate da Nostro Signore Gesù Cristo, si rinsalda la nostra partecipazione all’Alleanza Eterna con Dio e si rafforza la nostra fede nei confronti del suo Amore che mai ci abbandona.