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Imparare da Giairo

“Dio non ha creato la morte…Egli ha creato tutte le cose perché esistano” ascoltiamo questa domenica dalla prima lettura, tratta dal libro della Sapienza.

Per questo ha mandato Suo Figlio. Per sconfiggere la morte e tutto ciò che la fa presente: la malattia, l’incapacità di amare, l’odio e il rancore, la vendetta, la falsità, il peccato. Gesù ha dovuto prendere su di sé tutto questo per salvarci: ha preso l’odio, il disprezzo, la menzogna, la violenza, l’ingiustizia…Perché noi potessimo esserne liberati. Non se ne è fatto carico idealmente, come una filosofia, una bella teoria, una favola consolatoria. Ha preso sulla sua carne il mio e il tuo odio, il nostro rancore, il nostro peccato. Ha portato tutto questo sulla Croce. Perché noi potessimo ricevere la vita.

Ecco perché accogliere Cristo, credere alla Sua Parola, non significa diventare più buonini o magari delle brave persone: per questo non era necessario che il Signore soffrisse la Passione. Cristo ha affrontato la morte per qualcosa di molto più serio e profondo: perché noi potessimo ricevere la vita, vita eterna.

Già oggi ne abbiamo una “caparra”, perché la salvezza portata da Cristo si rivela nei fatti della tua giornata, proprio in quelli che ti aspettano per convincerti che i fatti “di morte” hanno l’ultima parola, che non puoi farci nulla.

Per farne esperienza forse hai bisogno della disperazione di Giairo, uno dei capi della sinagoga, che implora Gesù di guarire la sua figlioletta che sta morendo. Gridare a Cristo, con forza, con fiducia e speranza. Anche con disperazione, perché Lui fa rinascere la vita dai nostri fatti di morte.

Come la donna emoroissa, che si faceva largo con tutte le sue forze in mezzo alla folla perché sapeva che se avesse soltanto potuto toccato il mantello di Gesù, sarebbe stata guarita. Il Signore la guarisce, perché tra tante persone che gli stanno attorno riconosce solo in lei la fede.

Anche oggi questi miracoli si compiono, per chi ha fede, per chi grida con tutte le sue forze a Dio, per chi gli si affida davvero, non lo tratta come un amuleto ma come il suo Signore. E allora Gesù dirà anche a noi: ”La tua fede ti ha salvata”.

E’ la fede che può salvare la nostra vita, vincere le piccole o grandi morti che incontriamo ogni giorno. Ecco la prima guarigione che possiamo chiedere: la fede che non è altro che la scoperta di questo Amore immenso di Cristo per noi. Questo amore ci risana; la vita di Cristo ci ridona la dignità perduta, perché la consapevolezza che essere amati così da Dio è il dono più grande.

Dio mantiene le Sue promesse, non scoraggiamoci. Forse qualcuno ti deriderà, come fanno con nel Vangelo con Gesù, quando va a salvare questa bambina, la figlia del capo della sinagoga: è la tentazione che abbiamo tutti, quella di costringere Dio nei nostri piani, che obbedisca ai miei tempi. Oggi Gesù dice anche a noi, come a Giairo: “Non temere, soltanto abbi fede”.

 

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