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La rumorosa querelle degli Eurobond

Secondo me su questa annosa vicenda degli Eurobond, o come li vogliamo chiamare, ci si sta progressivamente ficcando in un cul de sac politico dai risvolti negativi molteplici, ed in questo momento letali per le prospettive future, economiche, e politiche. Troppa confusione, troppe ambiguità e anche qualche irresponsabilità. Da dieci giorni a questa parte, la Banca Centrale Europea e la Commissione Ue hanno annunciato un quantitativo enorme di euro pari a 750 miliardi di euro, il congelamento del Patto di Stabilità, e una disponibilità a trattare altre soluzioni che, al momento, non sono pronte per la disparità di vedute tra Paesi aderenti del nord e quelle del sud Europa, eppure sta accadendo di tutto contro l’Europa.

Peraltro, questo pasticcio paradossalmente è stato innescato oggettivamente proprio dal Governo. Cosicché se nel paese fino a qualche giorno fa i cittadini si erano stretti tutti attorno alle istituzioni nazionali e locali nel combattere una battaglia comune, rifiutando contrapposizioni e strumentalizzazioni politiche, ecco che si rischia fortemente la acutizzazione della solita storia irresponsabile di offrire ai facinorosi qualcuno da odiare: la Germania ed Olanda e dunque l’Europa. Certamente ci sono visioni diverse tra più soggetti come sempre capita, ed ancor di più su interessi così rilevanti che hanno diviso anche in passato. Ma chi governa dovrebbe sapere che le vicende spinose vanno gestite nel silenzio degli incontri senza sosta per trovare soluzioni. Ed invece si è aperta una querelle rumorosa che ha inteso anche dare dei giudizi morali oltre che politici, come se la pretesa del nostro governo di non discutere della condizionalità per usufruire degli Eurobond, fosse un requisito bastevole per discutere di soldi che ciascuno dovrebbe garantire.

Anche in queste ore, la presa di posizione pubblicata da alcuni sindaci italiani sul Frankfurter Allgemein Zeitung (il giornale economico più autorevole tedesco) che ha tacciato Germania e Olanda di avere un comportamento non etico, e comunque non riconoscente per i trascorsi abbuoni di debito del dopoguerra, certamente non alleggeriranno le difficoltà già esistenti. Qualche giorno fa, due italiani che conoscono la politica e l’economia hanno accoratamente detto cose importanti agli europei circa il come comportarci in questo inedito frangente di difficoltà; mi verrebbe da dire con tutto il cuore: “Apprendete da loro!”

Speriamo che la situazione si possa riprendere lavorando fino all’ultima ora del nuovo appuntamento tra i capi dei governi europei che si terrà nei prossimi giorni. Ma quello che è certo è che in queste ore i sovranisti alla Orban stanno per fregarsi le mani.

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