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“In Maria l’esempio di una fede resistente alle contraddizioni della nostra epoca”

In Maria abbiamo il fedele riflesso di una fede forte soprattutto in un’epoca in cui si spezzano i dolci incantesimi delle cose e le contraddizioni entrano in conflitto ovunque”. Con queste parole Papa Francesco ha celebrato in San Pietro la Santa Messa in occasione della Festa della Madonna di Guadalupe. È il terzo anno consecutivo che il Pontefice presiede nella basilica vaticana la celebrazione eucaristica in onore della Patrona di tutto il continente americano. In una basilica gremita di pellegrini provenienti da ogni Paese d’oltre oceano, prendendo spunto dal brano del vangelo odierno, quello dell’incontro tra la Vergine ed Elisabetta, Francesco ha ricordato con quali parole “Elisabetta unse la presenza di Maria in casa sua: “Beata colei che ha creduto”. E’ una frase che nasce “dal suo grembo, dalle sue viscere” facendo eco a “tutto ciò che sperimentò con la visita a sua cugina: ‘Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto‘”.

Dio ci fa visita nelle viscere di una donna, muovendo le viscere di un’altra donna con un canto di benedizione e di lode – ha proseguito il Pontefice -, con un canto di gioia. La scena evangelica porta in sé tutto il dinamismo della visita di Dio”. Infatti, quando Egli “ci viene incontro muove le nostre viscere, mette in movimento quello che siamo fino a trasformare tutta la nostra vita in lode e benedizione“. Quando ci fa visita, “Dio ci lascia inquieti, con la sana inquietudine di coloro che si sentono invitati ad annunciare che Egli vive ed è in mezzo al suo popolo”. Allo stesso modo, ha sottolineato Bergoglio, “vediamo in Maria la prima discepola che, lontana dal rimanere in un luogo riservato, esce a far visita e accompagna con la sua presenza la gestazione di Giovanni”. La stessa cosa, ha aggiunto, l’ha fatta “anche nel 1531: corse al Tepeyac per servire e accompagnare il popolo che era in gestazione con dolore, diventando Madre sua e di tutti i nostri popoli”.

La Chiesa si è unita alle parole di Elisabetta, e con lei, anche noi, oggi, “vogliamo ungerla e salutarla dicendo: ‘Beata colei che ha creduto’. Maria è così icona del discepolo, della donna credente e orante che sa accompagnare e incoraggiare la nostra fede e la nostra speranza nelle diverse tappe che ci tocca attraversare. In Maria abbiamo il fedele riflesso non di una fede poeticamente edulcorata, ma di una fede forte soprattutto in un’epoca in cui si spezzano i dolci incantesimi delle cose e le contraddizioni entrano in conflitto ovunque”.

Da Maria, ha aggiunto il Papa, “dovremo imparare questa fede forte servizievole” che la caratterizza, una fede “che sa entrare dentro la storia per essere sale e luce nelle nostre vite e nella nostra società”. Alle generazioni future, ha sottolineato Bergoglio, stiamo lasciando in eredità una società “sempre più marcata dai segni della divisione e della frammentazione“, nella quale si tralasciano “coloro che hanno difficoltà a raggiungere il minimo indispensabile per portare avanti la propria vita con dignità. Una società alla quale piace vantarsi dei suoi progressi scientifici e tecnologici, ma che è diventata cieca e insensibile davanti a migliaia di volti che restano indietro nel cammino, esclusi dall’orgoglio accecante di pochi. Una società – ha aggiunto – che finisce con il creare una cultura della disillusione, del disincanto e della frustrazione in tantissimi nostri fratelli; e anche di angoscia in tanti altri che sperimentano difficoltà per non restare fuori dal cammino”.

“Ci siamo abituati a vivere nella ‘società della sfiducia’ con tutto quello che ciò comporta per il nostro presente e specialmente per il nostro futuro; sfiducia che poco a poco va generando stati di indolenza e dispersione”. Quindi, parlando della situazione che sta vivendo l’America, Papa Francesco ha affermato: “Quanto è difficile vantarsi della società del benessere quando vediamo che il nostro caro continente americano si è abituato a vedere migliaia di bambini e di giovani di strada che mendicano e dormono nelle stazioni dei treni, nei sotterranei della metropolitana o dove riescono a trovare un posto. Bambini e giovani sfruttati in lavori clandestini o costretti a trovare una moneta agli incroci delle strade, pulendo i parabrezza delle nostre auto e sentono che nel ‘treno della vita’ non c’è posto per loro”.

Non solo i minori. Anche le famiglie, ha ricordato il Pontefice, sono segnate dalla sofferenza e dal dolore “di vedere i propri figli vittime dei mercanti della morte. Quanto è duro vedere come abbiamo normalizzato l’esclusione dei nostri anziani obbligandoli a vivere nella solitudine, semplicemente perché non sono produttivi; o vedere la situazione precaria che colpisce la dignità delle nostre donne. Alcune, da bambine e da adolescenti, sono sottomesse a molteplici forme di violenza dentro e fuori di casa. Sono situazioni che ci possono paralizzare, che possono farci dubitare della nostra fede e specialmente della nostra speranza, della nostra maniera di guardare e affrontare il futuro”.

Dinanzi a queste vicissitudini, ha proseguito il Santo Padre, “dobbiamo dire con Elisabetta: ‘Beata colei che ha creduto’, e imparare da quella fede forte e servizievole che ha caratterizzato e caratterizza nostra Madre”. Infatti, ha aggiunto, “celebrare Maria è, in primo luogo, fare memoria della madre, che non siamo, né mai saremo, un popolo orfano. Abbiamo una Madre! E dove è la madre c’è sempre presenza e sapore di casa. Dove è la madre, i fratelli potranno litigare ma sempre trionferà il senso dell’unità. Dove è la madre non mancherà la lotta in favore della fraternità”. Ricordando il suo ministero svolto in America Latina, il Papa ha sottolineato come è sempre rimasto impressionato nel vedere “quelle madri lottatrici che, spesso da sole, riescono a mandare avanti i figli. Così è Maria con noi: Donna lottatrice di fronte alla società della sfiducia e della cecità, di fronte alla società della indolenza e della dispersione; Donna che lotta per rafforzare la gioia del Vangelo. Lotta per dare ‘carne’ al Vangelo”.

Inoltre, “celebrare la memoria di Maria è affermare contro ogni pronostico che ‘nel cuore e nella vita dei nostri popoli batte un forte senso di speranza, nonostante le condizioni di vita che sembrano offuscare ogni speranza’”. “Maria, perché ha creduto, ha amato. Celebrare la memoria della Vergine è celebrare che noi come Lei, siamo invitati a uscire e andare all’incontro con gli altri con il suo stesso sguardo – ha proseguito -, con le sue stesse viscere di misericordia, con i suoi stessi gesti. Contemplarla è sentire il forte invito ad imitare la sua fede. La sua presenza ci porta alla riconciliazione, dandoci forza per generare legami nella nostra benedetta terra latinoamericana, dicendo ‘sì’ alla vita e ‘no’ a ogni tipo di indifferenza, di esclusione, di scarto dei popoli o di persone“.

“Non abbiamo paura di uscire a guardare gli altri con il suo stesso sguardo. Uno sguardo che ci fa fratelli. Lo facciamo perché – ha concluso il Papa -, come Juan Diego, sappiamo che qui c’è nostra madre, sappiamo che siamo sotto la sua ombra e la sua protezione, che è la fonte della nostra gioia, che siamo tra le sue braccia”.

 

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