La scienza nel suo complesso può costituire un grande strumento di pace per migliorare l’umanità nella sua interezza. Partendo dai suoi albori, con Leibniz e Keplero, ovvero delle menti illuminate legate a una formazione cristiana, con le loro scoperte hanno contribuito a migliorare la vita di tutti noi partendo dalla consapevolezza del Vangelo, mettendosi al servizio del mondo e, di conseguenza, della pace. Alla luce di ciò, nei giorni di grande tensione internazionale e conflittualità che stiamo vivendo, l’umanità intera, deve riscoprire il valore della scienza al servizio del bene comune e per un futuro di fraternità per l’intera umanità, allontanando lo spettro della guerra nucleare dalla nostra quotidianità.
La Giornata della Gentilezza che stiamo vivendo, ci deve far riflettere ulteriormente. L’etimologia del termine “gentile” deriva dal latino “gentilis” e indicava il primo incontro dei cristiani delle origini con la cultura ellenistica e romana, dando luogo a uno dei primi esempi di dialogo tra popoli della storia. La gentilezza, quindi, non è solamente sinonimo di educazione e buone maniere ma, originariamente, indicava anche una cultura di civiltà e confronto con l’altro che deve essere assolutamente recuperata nell’ottica cristiana, attraverso il Vangelo ed un cammino comune fatto di diplomazia, pacificazione e attenzione agli altri popoli e alle culture diverse dalla nostra.
Vorrei ricordare ai grandi della Terra ciò che San Francesco d’Assisi ha detto nella “Lettera ai reggitori dei popoli” nella quale viene ricordato ai governanti di promuovere la giustizia, la fratellanza e l’amore, ricordandosi che “rendere ragione al Signore Dio nel giorno del giudizio”. I i governanti dovrebbero usare “la diplomazia della gentilezza” per arrivare ad una pace globale, misurandosi con la gloria di Dio e con la speranza. Bisogna dire no alla guerra, al fine di mettere i popoli su una strada definitiva di progresso e allontanando definitivamente lo spettro di ogni conflitto, senza se e senza ma.