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Nascondersi nell’umiltà

Vedendo tante cose sorprendenti e strane, anche questi in primi giorni del 2021 (se fosse troppo poco tutto quanto successo nell’anno appena trascorso) potremmo essere sempre più perplessi. Cosa si può fare? Non abbiamo né potere né influsso per cambiare le cose. Dobbiamo sottometterci a sempre nuove proposte o decreti. Chi si prende cura di noi? Ci sentiamo sempre più insicuri e minacciati. Così può crescere solo una rivolta o un desiderio di fuggire. Ma come? Dove?

Proprio contro questi pensieri arriva il testo del Vangelo di oggi: tanto semplice, contenuto e forte, come sempre nei testi di San Marco. Ecco, succede una cosa grande, simbolica e con molte conseguenze. Ma chi se ne rende conto? Arriva quasi improvvisamente. Chi riesce a notarla? La descrizione di San Marco è molto discreta e, nello stesso tempo, forte. Importa come si racconta gli eventi. Così viene trasmesso il loro significato e, di conseguenza, così siamo in grado di capirli bene. Ma gli eventi biblici non solo sono per capire. Ci invitano ad partecipare. Lo stesso fa il brano evangelico di oggi: è un invito delicato e consolante. E proprio la proposta per questi giorni – e per noi tutti: nasconderci nell’umiltà, cioè la consapevolezza del nostro posto, illuminata dalla presenza di Gesù.

Ecco vediamo Giovanni che non proclama nient’altro che Gesù. Tutta la sua attività pubblica viene dedicata a “colui che è più forte di lui”. È la prima lezione per noi: badare bene ai coinvolgimenti e alle proclamazioni che ci inondano: quali sono le loro intenzioni, a che cosa servono, a chi servono?

Nella narrazione del nostro testo accade una cosa stupenda: ecco arriva Gesù, quello proclamato, il “più forte”. Ma come viene! Discretamente, quasi inosservato. E proprio in queste condizioni succede l’evento importante: “Fu battezzato”. Come tanti altri. Mischiato con la folla. Partecipa in tutto questo, di cui visse la gente, certamente affaticata, preoccupata, ma speranzosa e fiduciosa. Le parole di Giovanni offrivano qualche prospettiva. Sembravano tanto convincenti, se anche non portavano nessuna  risposta concreta. Gesù sta tra loro. Proprio uno di loro. Anche non fa nessuna proposta – pur essendo “il più forte”. Non si fa riconoscere. Almeno non lo fa lui stesso.

E in questa sua discrezione, umiltà arriva il riconoscimento di Gesù. Anche esso: improvviso, discreto, quasi inosservato – ma molto eloquente nella sua natura. Non ci sono le grandi parole, ma gli fatti – si aprono i cieli, appare una colomba e, alla fine, venne una voce dal cielo che spiega tutto. Solo così. Niente spettacolare. Solo la concretezza – ma quale! Chiara, veloce – quasi se si vergognasse. O se prendesse per scontato il fatto che per tutti è un mistero ineffabile.

E questa è la metodologia di Dio: senza troppa spettacolarità, retorica. Lui arriva sempre in punto – rischiando di essere inosservato. Rispetta la nostra libertà, ma ciò nonostante vuole condurre il suo progetto. Come nel momento appena discusso del Battesimo del Signore. E come in altre tante situazioni. Sono pochi eventi nel Vangelo con la spettacolarità clamorosa. Le cose più importanti accadono discretamente, perché nel cuore. Gesù stesso una volta ha rivelato questo mistero parlando che il Regno del Cielo è tra di noi. Qui e ora.

Anche adesso Lui sta agendo. La sua presenza – Eucaristica, Biblica – è così discreta che non la ricordiamo più. Aspettiamo non si sa che cosa: interventi forti, miracoli. Crediamo in messaggi straordinari, apparizioni più che nella sua voce discreta da scoprire nella “lectio divina”.

Questo è la sua lezione sempre più attuale dell’umiltà: dedicarsi alla proclamazione di Lui. Semplicemente. Senza troppe aspettative. Nascondersi nell’umiltà – quella di Giovanni, la sua. E proprio allora Lui viene, discretamente ma fortemente presente. E, non sapendo come e quando, ci ritroveremmo nel centro del cambiamento del mondo.

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