E’ di testimoni credibili che hanno più bisogno i giovani. I teenager sono circondati da tanta tecnologia ma da pochi esempi edificanti. L’idea di intitolare al Beato Carlo Acutis il nuovo oratorio della parrocchia di San Nicolò a Fabriano è nata dalla conoscenza di una vita breve ma intensa di santità quotidiana.
Ogni sera Carlo Acutis faceva preparare bevande calde e cibo per i senza fissa dimora che alloggiavano sotto casa sua. Nel centro di Milano. E poi lui stesso le distribuiva. Facendosi aiutare da un collaboratore domestico. Un uomo di casta indiana convertitosi al cristianesimo sul suo esempio. Ogni contenitore aveva un nome. Proprio come ogni persona che lui soccorreva. Un male incurabile ha strappato Carlo Acutis all’amore dei suoi cari. Chi perde un genitore è orfano. Chi perde il coniuge è vedovo. Non esiste invece nella lingua italiana un termine per chi perde un figlio. Tanto questa perdita è contro natura e impossibile da esprimere con le parole.
Mamma Antonia ha visto maturare nella quotidianità il rapporto personale, intimo, profondo di suo figlio con Gesù. Una fede travolgente che trovava espressione nella carità e nella preghiera. Ogni giorno, nel tragitto verso la scuola, Carlo Acutis si fermava a chiacchierare con i tanti che incontrava. Aveva una parola o semplicemente un sorriso per tutti. Ricchi o poveri che fossero, giovani o anziani. Carlo Acutis è stato definito in molti modi, dal santo della porta accanto al santo in scarpe da ginnastica. Sono tutte espressioni che fotografano il suo essere santo. Un ragazzo amante dello sport. Degli animali. Dell’informatica. Della musica. Della compagnia. La sua vita ci mostra come la strada della santità non sia qualcosa riservato a pochi. La santità è un percorso per tutti.
Nell’esortazione postsinodale “Christus Vivit” il papa indica il giovanissimo Beato come un modello per i suoi coetanei. Un riconoscimento di straordinario rilievo nel documento conclusivo del Sinodo dedicato alle nuove generazioni. Il Pontefice richiama le grandi abilità informatiche del ragazzo. “Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per tramettere il Vangelo. Per comunicare valori e bellezza”. Carlo Acutis usava la rete e le sue grandi abilità informatiche non per semplice intrattenimento, ma per far conoscere il messaggio evangelico a migliaia di ragazzi. E soprattutto per far comprendere a tutti la centralità dell’Eucaristia da lui definita “la mia autostrada per il cielo”.
Quanto mai attuale è il suo appello a non omologarsi, a non farsi trasportare dalle mode passeggere. Sono diventate celebri alcune sue frasi illuminanti: “Tutti nascono originali. Ma molti muoiono fotocopie”. E “Dio ha scritto per ognuno di noi una storia unica ed irripetibile. Ma ci ha lasciato la libertà di scriverne la fine”. Una testimonianza rivolta ai giovani di oggi. La vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto. “Trova Dio e troverai il senso della vita”, è il suo prezioso lascito spirituale. A tutti noi il compito di proseguire sulle sue orme la missione di testimoniare ovunque il Vangelo.
E oggi pomeriggio sarà proprio Antonia Acutis, la mamma del patrono dei millennials, a raccontare ai ragazzi dell’oratorio di San Nicolò la pastorale quotidiana della carità testimoniata dal 15enne proclamato Beato da papa Francesco.