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Il peso di Roma e dell’Europa nel disinnescare la crisi mediorientale

D’accordo, la crisi in senso lato riguarda lo scacchiere mediorientale. E, nello specifico, Israele e Iran, ormai nemici dichiarati con ripercussioni su tutti i paesi limitrofi, tanto da far temere l’effetto domino. Ma la partita, se ballare sull’orlo della terza guerra mondiale lo si può definire una partita, vede protagonista in campo l’Europa, come mai è accaduto prima. Sia chiaro, Israele è legato mani e piedi alle visioni della Casa Bianca, cauta e ferma allo stesso tempo nella posizione di non belligeranza, ma il Vecchio Continente rappresenta lo snodo strategico per tutti i canali di dialogo. Soprattutto laddove gli interessi economici s’intersecano con la geopolitica in fermento. E quindi va letto esattamente in questo senso il messaggio elaborato al termine del vertice straordinario del G7, guidato dalla premier, Giorgia Meloni, che ha lanciato un messaggio forte e chiaro alle parti in campo. Un messaggio che molti temevano debole o non pienamente condiviso. Invece nulla di tutto ciò è accaduto.

I leader del gruppo dei sette Paesi più industrializzati hanno sottolineato l’esigenza di evitare “un’ulteriore escalation”, invitando le parti ad “astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione”. A tale scopo i membri del G7 hanno rivolto un appello per “porre fine alla crisi a Gaza attraverso la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas”. Infine hanno garantito “la prosecuzione dell’aiuto umanitario verso la popolazione palestinese”. Il comunicato stampa al termine del summit dei 7 Grandi convocato dalla premier Meloni fa riferimento “alla dichiarazione congiunta che condanna fermamente il lancio di droni e missili dall’Iran, ribadendo pieno sostegno alla sicurezza di Israele”. Dunque il G7 va esattamente nella direzione della strategia invocata dall’Italia con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che subito dopo l’attacco di Teheran contro Israele si è attivata sul fronte diplomatico per far sì che il conflitto in Medio Oriente non si allarghi e che si lavori subito ad abbassare la tensione.

La dichiarazione dei leader del G7 contiene, inoltre, anche un messaggio all’Iran che “ha compiuto ulteriori passi verso la destabilizzazione della regione e rischiando di provocare un’escalation regionale incontrollabile”. Il messaggio è chiaro, tutto ciò deve essere evitato. E proprio per questa ragione il G7 a guida italiana, quindi centrale come non mai, continuerà a lavorare per “stabilizzare la situazione ed evitare un’ulteriore escalation”. Forti di questo intendimento i leader invocano l’Iran e i suoi alleati a cessare i loro attacchi, avvertendo che i membri del G7 sono pronti ad adottare ulteriori misure ora, “e in risposta ad ulteriori iniziative destabilizzanti”. Dunque si gioca su un doppio filo la gestione della situazione in Medio Oriente, dopo la mossa dell’Iran che viene condannata “inequivocabilmente e nei termini più forti” per “l’attacco diretto e senza precedenti contro Israele”. I leader mondiali occidentali innanzitutto esprimono “solidarietà e sostegno a Israele e al suo popolo” e riaffermano “l’impegno per la sua sicurezza”.

L’Italia, che ha la presidenza di turno del G7, rimarca come la soluzione alla crisi deve essere diplomatica, l’auspicio è che non ci siano ulteriori conseguenze dopo la pioggia di droni e missili fermata da Tel Aviv grazie anche al sostegno di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Ed è stato proprio il presidente americano Joe Biden che, oltre ad aver annunciato la convocazione del G7, ad essersi speso per frenare una reazione immediata da parte di Israele. Sul punto non si può non sottolineare l’unità d’intenti fra la Casa Bianca e Palazzo Chigi, a dimostrazione come l’Italia sia diventata un referente forte e sicuro per gli Stati Uniti, confermando il peso di Roma, ma anche il ruolo dell’Europa, nel disinnescare la crisi mediorientale. Sul tavolo, però, resta la preoccupazione per quanto può’ succedere nei prossimi. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che esplicita la possibilità di mettere in campo “ulteriori sanzioni contro l’Iran, in stretta collaborazione con i nostri partner, in particolare, sui programmi di droni e missili”, prova ad alzare una barriera contro le possibili recrudescenze militari. Accettabile per Israele, ma poco verosimile per l’Iran.

Detto ciò l’obiettivo, perseguito anche dal governo italiano, è quello di puntare alla cautela. “Arrivano segnali incoraggianti sia da Teheran che da Gerusalemme, mi pare sia stato accolto l’invito del G7 ad essere prudenti”, il bilancio a fine giornata del ministro degli Esteri e vicepremier Tajani. “La diplomazia occidentale”, dice il responsabile della Farnesina, “è al lavoro”. Il messaggio inviato alle parti in causa nel conflitto è quello di “non iniziare operazioni militari”, con Israele “che ha deciso di non iniziare attacchi ed ha sospeso l’attacco a Rafah” l’Iran che ha concluso “l’operazione di risposta all’attacco di Israele contro il consolato iraniano in Siria”. “Non è una situazione facile”, ammette il segretario di Forza Italia, anche perché il timore è legato anche a quanto accade nel mar Rosso (“Ho chiesto al ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian di farsi parte diligente presso gli Houthi per far sì’ che non attacchino le navi mercantili italiane”, ha sottolineato Tajani) e per il rischio di azioni di singoli ‘lupi solitari’ su obiettivi sensibili (il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha convocato al Viminale il Comitato nazionale dell’Ordine e della sicurezza pubblica). In Italia l’invito a evitare la destabilizzazione ulteriore in Medio Oriente è ‘bipartisan’. Condiviso, tra l’altro, dalla segretaria dem Elly Schlein che ha chiamato il presidente del Consiglio per offrire la “collaborazione” del Pd nell’interesse dell’Italia”. La richiesta dell’opposizione è che l’esecutivo riferisca in Parlamento al più presto. E già oggi, alle 20, i ministri degli Esteri e della Difesa, Tajani e Crosetto, saranno in audizione alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato per riferire sulla situazione mediorientale. Nel frattempo, proprio per rassicurare gli italiani, la premier, Giorgia Meloni, oggi sarà a Verona per il Vinitaly, dalle ore 11. La trasferta, inizialmente prevista e poi cancellata per gli eventi internazionali è ora nuovamente in agenda.

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