In Italia, allo stato attuale, per quanto riguarda le pensioni, permangono due problematiche rilevanti. La prima concerne l’invecchiamento generale della popolazione e, di conseguenza, il bisogno sempre maggiore di dare una risposta concreta in ambito previdenziale. Da qui deriva che, il monte pensioni da erogare, ha un valore molto importante. Il nostro sistema si regge sui lavoratori i quali, attraverso il pagamento dei contributi, contribuiscono all’erogazione delle prestazioni pensionistiche ma purtroppo, attualmente, permane un numero molto basso di dipendenti per ogni pensionato e, così, il bilancio dello Stato, non può reggere a lungo. Occorre quindi che, attraverso impeghi dignitosi, si aumentino i contributi previdenziali del lavoro, allontanando definitivamente lo spettro dei salari a nero. Così facendo, attraverso il nostro sistema a ripartizione, si potrebbe giungere ad un equilibrio migliore tra le risorse da destinare e quelle disponibili.
Nel nostro Paese però, il divario pensionistico tra le pensioni minime e quelle più elevate, è esorbitante. Le prime si attestano attorno ai 600 euro mensili mentre invece, le seconde, raggiungono importi di ventimila, trentamila e, in alcuni casi, quarantamila euro al mese. Tra queste rientrano anche i cosiddetti “vitalizi”, ovvero le prestazioni pensionistiche di Deputati e Senatori. Tale disparità è impressionante e improponibile: è necessario elevare l’importo delle pensioni minime, al fine di dare la possibilità di vivere degnamente a coloro che percepiscono questi importi bassissimi. Le istituzioni competenti devono intervenire e fare chiarezza in merito alle prestazioni erogate.