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Non può esserci pace dove non c’è libertà

L’aggressione illegale dell’Ucraina da parte di Putin ha generato in questi mesi in Europa preoccupazione e sdegno. In ogni cittadina europea, piccola o grande che sia, si sono universalmente espresse nette condanne contro Putin e manifestata appassionata solidarietà per gli ucraini. Non accadeva da lustri e lustri che i cittadini del Vecchio Continente, all’unisono, manifestassero la loro generale riprovazione contro chi ha aggredito un altro Paese in spregio alle convenzioni internazionali. L’ostilità verso gli aggressori russi è stata proporzionale alla consapevolezza di essere stati riportati indietro nei peggiori anni del novecento, di nuovo alla mercé di spregiudicati e demoniaci dittatori, oscuri sacerdoti della legge della violenza come sistema di potere.

Si era tutti convinti che la Russia fosse tutto sommato ormai all’interno delle leggi scritte e non scritte della convivenza tra Paesi civili, ma la prova del contrario si è avuta con la disumana uccisione deliberata di bambini, donne, civili inermi, colpiti per puro terrorismo allo scopo di intimidire la resistenza ucraina. Ma i Paesi dell’est avevano messo in guardia da tempo gli altri popoli, essendo stati vittime secolari di annessioni e di sottomissioni da parte della Russia mai paga nei secoli del suo espansionismo, simbolo eterno del potere del potere dei suoi autocrati di ogni epoca e regime. Gli occidentali invece si sono illusi che l’intensificarsi dei commerci potesse essere la garanzia di convivenza, sottovalutando un aspetto elementare; un regime che imprigiona ed uccide i propri avversari alla luce del sole, non può che usare la logica della sottomissione altrui: o con la forza o con l’inganno. E così è andata!

Nel corso del ventennio Putin ha potuto costruire in Europa la sua rete di infiltrazione nei gangli della economia e della politica, piegando il tutto al proprio interesse con vistose complicità, con lo scopo di ricreare un contesto geopolitico per la ricostruzione del proprio impero ai danni di stati sovrani ormai diventati tali da decenni attraverso la stipula di trattati internazionali con il consenso della stessa federazione russa. Dunque un ventennale lavorio esercitando influenza su partiti “amici” resi tali da finanziamenti oscuri con la mira di arginare lo sviluppo della costituzione dell’Europa Unita continentale ostacolo economico, politico morale del disegno putiniano.

Ma l’Italia che pur dispone di una parte cospicua di cittadini ormai coscienti del pericolo che si corre, ha un’altra parte importante che parteggia con malcelata simpatia per l’autocrate russo. D’altronde è noto che dietro le quinte della politica, dell’informazione, della economia, si nascondono da tempo collaborazioni, compromissioni, dettate anche da aiuti economici a partiti e “associazioni” amiche. Questi legami si sono vistosamente appalesati nel corso delle decisioni sanzionatorie contro l’aggressore dell’Ucraina e nella fornitura dei mezzi di difesa per l’aggredito. Manifestazioni, prese di posizione di singoli e collettive, si sono appalesate nella richiesta di pace come se per ottenerla, nella sostanza, si dovesse privare di aiuti il paese martoriato e lasciarlo al suo destino.

Mi è parso di rivedere le stesse dinamiche vissute negli anni 70-80, quando i sostenitori italiani dell’Unione Sovietica si arrampicavano sugli specchi per mettere in luce le pagliuzze delle democrazie occidentali per nascondere le travi del regime comunista che negava libertà e imprigionava ed uccideva i dissidenti. Esattamente come accade oggigiorno con il regime putiniano. Il tema italiano è proprio questo: l’antiamericanismo è ancora alimentato dai cascami ideologici cosiddetti rosso-bruni, che in contesti storici diversi hanno visto svanire il loro orizzonte ideologico in quanto sconfitti dalle democrazie occidentali. Essi sono antieuropei, antidemocratici, anticapitalisti; sono imprigionati da una visione che nega l’idea positiva dell’uomo che promuove sé stesso nella relazione libera con i suoi simili. Ma come ha avuto modo di dire con nettezza il Presidente della Repubblica Mattarella, non c’è pace senza libertà. Nel senso che è vano parlare di pace con chi ripudia la libertà come diritto naturale dell’uomo. Ma negare la libertà porta solo i violenti a costruire le proprie trame demoniache di potere con la violenza e la guerra come mezzi per sottomettere i più deboli. In tal senso sono state profetiche le parole espresse dal Presidente della Repubblica Mattarella per aiutare a raggiungere la pace vera: “Non può essere pace dove non c’è liberta”.

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