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La dittatura del terrorismo

La notizia della strage di Parigi è caduta come un fulmine a ciel sereno mentre si andavano spegnendo gli echi del periodo più gioioso e festoso dell’anno. Anche questa coincidenza temporale fa riflettere su una tattica precisa, volta a scatenare la paura del terrorismo: questo ci fa pensare a un revival della strategia della tensione che negli anni ’70 abbiamo sperimentato, anche se le condizioni sono profondamente diverse. Troppi sono ancora coloro che credono di poter uccidere la libertà di pensiero, uno dei nostri diritti primari, ma hanno solo perpetrato degli assassinii perché questa libertà, di fatto, non la si potrà mai reprimere; essa è qualcosa che sovrasta l’uomo, la materia e nessuna forma di perverso fanatismo potrà mai sopprimerla.

L’opinione pubblica, gli organismi di stampa, i rappresentanti dei governi hanno espresso ferma condanna per un atto che offende la cultura e la civiltà dell’Occidente e in particolare della nostra Europa così tanto invecchiata da non sapere più reagire né rendersi conto dell’invasione che sta subendo. Questa escalation di violenza che ogni giorno turba profondamente la nostra esistenza dovrebbe farci riflettere su un drammatico fenomeno: la religione è diventata – ma non può essere – uno strumento di vendetta, di guerre e scontri, mentre dovrebbe essere soltanto un’opportunità per la nostra crescita umana e spirituale, per riconoscere nell’altro un fratello al di là delle frontiere, delle razze e delle culture… per tendere la mano anche a chi ci ha deluso o ci ha tradito, per dare la forza di perdonare. Questi criminali hanno ritenuto con quel gesto di vendicare Allah come un Dio, secondo loro, offeso da alcune vignette e battute satiriche.  Una libertà scandalosa che la dittatura del terrorismo non può sopportare.

Ci si domanda: ma queste persone conoscono veramente la loro religione e il loro Dio? A quale credo sono stati formati? A quello di un uso cosi strumentale della fede che invece dovrebbe alimentare o far lievitare la parte più nobile della natura umana? Sanno che la prima persona che hanno ucciso era proprio un poliziotto di fede  musulmana originario dell’Algeria di nome Ahmed? Non si rendono conto del condizionamento a cui sono stati sottoposti: conducono la loro vita senza lasciarsi guidare dall’umana ragione che, anche al di là dell’adesione ad una fede, ci porta a concepire l’altro come un nostro simile.

Questa società purtroppo è devastata dalla lacerazione di un tessuto valoriale che ha distrutto le fondamenta del vivere civile e del riconoscimento dell’altro. Inoltre ha rafforzato un individualismo spietato, il desiderio di onnipotenza. Tutto ciò ha fatto sì che l’odio antico tornasse a demolire le coscienze in un’epoca che si dice post-moderna ma che si sperava fosse l’inizio di una svolta in una nuova forma di benessere attraverso la conquista di un più alto livello di civiltà. Non si è abbastanza compreso che le religioni avrebbero dovuto essere la rampa di accesso per questo gradino più alto… Ma forse è troppo tardi.

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