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Il fallimento dei diritti

E’ una questione di cattiva interpretazione dei diritti: siamo ormai talmente concentrati a rivendicare i nostri che perdiamo di vista quelli degli altri. Un vizio atavico, in Italia, che non solo si sta incancrenendo ma sviluppando, e che per l’ennesima volta ha mostrato tutto il proprio potenziale distruttivo con le chiusure a Pompei e lo stop dei voli all’aeroporto internazionale Da Vinci. In entrambi i casi le rivendicazioni hanno ben motivo di esistere, ma il metodo utilizzato fa sì che per sottolineare le posizioni di una categoria se ne penalizzano molte altre, infischiandosene dei loro diritti, appunto. E con una visione sostanzialmente miope del sistema-Paese, non molto diversa per la verità da quella che per anni ha accompagnato i nostri governanti e che proprio dai cittadini è stata ampiamente contestata.

Si è sempre detto che l’Italia ha il proprio tesoro nel turismo, e per questo l’inerzia dei governi su questo fronte è stata giudicata inaccettabile. Al pari, però, lo è una lotta che lascia fuori centinaia di turisti da uno dei luoghi più rappresentativi della nazione, così come una rivendicazione che blocca migliaia di passeggeri impedendo l’arrivo e la partenza dalla Capitale. Se di turismo vogliamo vivere, non possiamo andare a toccare proprio la fonte di un possibile rilancio nel momento in cui peraltro, essendo estate, c’è maggior afflusso. E’ una strategia suicida, perché il cattivo nome del Belpaese ci mette poco a fare il giro del mondo, con le nefaste conseguenze che flussi turistici scelgano altre mete. L’esempio del New York Times, che ha denigrato Roma appena pochi giorni fa, è sotto gli occhi di tutti, e l’ulteriore “diario” che Oltreoceano hanno deciso di scrivere sui mali dello Stivale ora non mancherà di essere facilmente riempito con nuove pagine di critiche.

Deturpare l’immagine di un singolo settore vuol dire gettare un’ombra oscura sul resto del Paese. L’episodio di Pompei avrà ricadute negative anche su Roma, Firenze, Venezia. Non si può sperare che dall’estero distinguano i mali di una regione dall’altra, e non facciano di tutt’erba un fascio. L’impossibilità di atterrare o decollare da Fiumicino con Alitalia, è un altro segnale negativo non solo per la compagnia di bandiera (che ormai non lo è più, ma ne porta comunque il nome) bensì per l’intero comparto dei nostri servizi logistici.

Infine una considerazione più di carattere sociologico che sindacale. Mettere al primo posto il proprio diritto senza considerare nel ragionamento anche quelli altrui è un male tipico del nostro tempo. Lo vediamo persino nei temi più profondi e vitali, come l’aborto o le adozioni, dove si sta cercando di far passare il principio che il diritto ad autodeterminarsi sia più forte di quello dei bambini a crescere in una famiglia naturale o addirittura a nascere.

Sono tutte facce dello stesso prisma, anche se ovviamente distanti anni luce. Quando il “singolo” prende possesso del “diritto”, l’”altro” diventa un’immagine sfocata, lontana, perdendo ogni possibilità di farsi valere, di dire la propria, persino di esistere.

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