Il crollo del muro di Berlino è coinciso con la rinascita di una città e di un’intera nazione, che ha saputo affrontare e superare le difficoltà fino a diventare una delle metropoli più importanti affascinando, nella parte di Berlino Est, con una delle sintesi architettoniche più celebrate al mondo. La demolizione ha ridato speranza alla popolazione e credibilità per un nuovo Paese che ora si vanta di essere la potenza guida d’Europa. Mi chiedo a quanti giovani possa interessare questa storia se non verrà loro spiegato il senso profondo delle sue follie.
Il muro può essere considerato la metafora di una violenza inaudita e della prepotenza con cui il cinismo di una comunità si è imposto sul più debole fino a farlo diventare quasi inconsistente, come identità sociale e politica. Purtroppo atteggiamenti di disprezzo e di oppressione nei confronti di un altro popolo o di un’altra razza ancora oggi sono l’espressione della molteplice ignoranza e dell’incredibile ottusità di cui è capace l’uomo, che continua a innalzare nuove barriere tra fratelli.
Le cronache mondiali di questi ultimi mesi testimoniano ancora oggi un revival di questi comportamenti incompatibili con le culture di un terzo millennio; condotte ancora lontane da quelle di una società civilmente matura.
Stride questo stato di fatto con i continui appelli all’amore, alla pace e fratellanza che settimanalmente Papa Francesco invia al mondo. Il Pontefice ricorda costantemente che molto spesso i muri si possono alzare anche nei confronti del vicino, dell’amico e addirittura del consanguineo e cioè di quelle persone che dovrebbero essere a noi le più care.
Quante famiglie si separano innalzando barriere invalicabili? Quante divisioni diventano croniche anche tra persone ritenute una volta uniche, dove le promesse pronunciate come eterne si rivelano invece prive di fondamenta? Quanti muri s’innalzano per difendersi da tutti e da tutto rivelando così la grande fragilità, debolezza e incapacità che abbiamo di tendere la mano aprendoci al dialogo?
Ci sono anche altri muri che sembrano invisibili ma non meno insidiosi e sono quelli del silenzio, delle omissioni, dell’omerta, della connivenza e di tutto ciò che può indicare la vera morte dell’anima e lo scadimento di una società. Queste mura sono intrise di viltà e di paura dell’altro, una vigliaccheria assordante e controproducente.
Esistono poi i muri dove i ragazzi rappresentano il loro disagio, la loro immensa delusione, la rabbia e l’insicurezza. Sono queste le grida di aiuto che cozzano contro la sordità di un mondo rivolto unicamente ai beni materiali e non a quelli del prossimo più debole o più povero.
C’è il muro ormai penoso e che sembra sempre più imponente, innalzato tra i reali bisogni del popolo e coloro che ci governano: il primo chiede pane, lavoro e un po’ di dignità mentre gli altri, sono sempre più aggrappati soltanto agli interessi personali e ormai neanche si vergognano di farlo comprendere.
Ci sono ancora tanti muri da abbattere anche all’interno delle religioni, per non parlare del mio mondo, quello della Chiesa dove molto spesso impera l’invidia, il muro della maldicenza al posto della “lavanda dei piedi”.
La nostra speranza nel superamento di questi ostacoli resta solo nella fede e nel confidare nell’aiuto paterno e materno di un Dio che ci vuole uniti e mai più divisi. Su quei mattoni che dividevano vergognosamente Berlino a metà, un anonimo, rischiando la vita, scrisse parole profetiche: “Prima o poi ogni muro cade”. Ne sono certo anch’io!