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Francesco d’Assisi: il santo di tutti

San Francesco è il “più italiano dei santi e più santo degli italiani”, diceva papa Pio XII che lo ha proclamato patrono d’Italia ed è per tutti “il fratello universale”. Il poverello d’Assisi è uno dei santi più amati al mondo, anche dalle altre religioni e da atei, ed è tra i santi più rappresentati nella letteratura, nella musica, nel teatro e nel cinema. Perché?

Il biografo Tommaso da Celano dipinge con le parole stupende il suo ritratto: “Nella sua incomparabile umiltà si mostrava buono e comprensivo con tutti, adattandosi in modo opportuno e saggio ai costumi di ognuno. Veramente più santo tra i santi, e tra i peccatori come uno di loro. O Padre santissimo, pietoso e amante dei peccatori, vieni dunque loro in aiuto, e per i tuoi altissimi meriti degnati te ne preghiamo, di sollevare coloro che vedi giacere miseramente nella colpa!”(FF 465).

San Francesco è stato uno di noi, semplice, umile e follemente innamorato di Dio, riformatore della Chiesa nel cambiare la sua vita e non quella degli altri. Carlo Carreto fa parlare in prima persona san Francesco nel presente e scrive: “Io, Francesco, sono nato ad Assisi otto secoli fa ed anche se sono trascorsi ottocento anni qualcuno mi ricorda ancora. Quando mi chiedo il perché di questa sopravvivenza nel cuore degli uomini, la risposta me la da Gesù nel Vangelo il quale anche in Cielo rimane il testo fondamentale: ‘Beati i miti perché possederanno la terra’. Si ve lo confesso, sono stato mite o almeno ho desiderato di esserlo e in più ho tentato di far qualcosa per riuscirvi. Se fossi ancora sulla terra batterei la stessa strada perché gli uomini sono stufi di violenza. Borghese e ricco qual ero non avrei mai pensato che sarebbero stati i poveri a salvarmi […] a tirarmi fuori dalla spelonca del mio egoismo. E’ vedendo loro che trovai la forza di vivere perché trovai in essi il mio domani, la mia vocazione, la gioia di fare qualcosa di valido nella vita”.

Papa Francesco cosi spiega il suo nome da papa: “Alcuni non sapevano perché il Vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco. Alcuni pensavano a Francesco Saverio, a Francesco di Sales, anche a Francesco d’Assisi. Io vi racconterò la storia: nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: ‘Non dimenticarti dei poveri!’. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero. Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!

Concludo con una preghiera del Serafico Padre che apre il cuore al Cielo:

PREGHIERA DAVANTI AL CROCIFISSO (FF 276)

“O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta, umiltà profonda. Dammi, Signore, senno e discernimento per  compiere la tua vera e santa volontà. Amen”.

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