“Tutto è in relazione, tutto è connesso” è il senso profondo dell’Enciclica Laudato si’ ed è il volto innovativo dell’ecologia integrale di Papa Francesco. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”, ci indica Papa Francesco. Il paradigma dell’ecologia integrale appare nella sua capacità di analisi, e quindi di rintracciare una radice comune a fenomeni che, presi separatamente, non possono essere davvero compresi. Occorre “Ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri” ed è soltanto così che rispettiamo davvero l’uomo, il creato e il Creatore.
Sei anni dopo, al termine del Tempo del Creato per la “Cura della Casa Comune” e nel primo Anniversario della firma dell’Enciclica “Fratelli Tutti”, Papa Francesco riunisce in Vaticano scienziati, esperti e leader religiosi per l’incontro “Fede e Scienza”, e sottoscrive un appello congiunto in vista dell’evento di Glasgow, affinché la Cop26 offra risposte efficaci alla grave ed inesorabile emergenza climatica che il mondo vive.
Lo ha detto ancora ai giovani riuniti all’evento The Economy of Francesco, ricordando loro come la loro generazione sia forse l’ultima a poterci salvare, istillando nell’economia i valori della fraternità, della solidarietà, della cura della nostra Terra e dei beni comuni.
L’economia malata che uccide nasce dalla supposizione che siamo proprietari del creato, capaci di sfruttarlo per i nostri interessi e la nostra crescita. Dobbiamo prendere consapevolezza che siamo amministratori dei beni, non padroni, dobbiamo operare con creatività e senza individualismi. Solo così potremo affrontare le sfide più grandi del nostro tempo.
La pandemia ci ha ricordato questo profondo legame di reciprocità; ci ricorda che siamo stati chiamati a custodire i beni che il creato regala a tutti; ci ricorda il nostro dovere di lavorare e distribuire questi beni in modo che nessuno venga escluso. Finalmente ci ricorda anche che, immersi in un mare comune, dobbiamo accogliere l’esigenza di una nuova fraternità. Questo è un tempo favorevole per sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo”.
Ecco perché risulta così importante, nel giorno del primo anniversario dell’enciclica Fratelli tutti dedicata alla fratellanza umana, l’incontro promosso da Papa Francesco con scienziati, esperti e leader religiosi (tra questi, il grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, e il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I) sul tema “Fede e Scienza. Verso Cop 26” – la conferenza annuale dell’Onu sul clima in programma a Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre.
Torna, nelle parole del Papa, il profondo desiderio di essere e sentirsi “un’unica famiglia umana”, all’interno di cui “non ci sono frontiere e barriere culturali, politiche o sociali che permettano di isolarci”.
Riconoscere che il mondo è interconnesso significa non solo comprendere le conseguenze dannose delle nostre azioni, ma anche individuare comportamenti e soluzioni che devono essere adottati con sguardo aperto all’interdipendenza e alla condivisione.
“È questa una sfida – rimarca Papa Francesco – che si pone di fronte alla necessità di contrastare quella cultura dello scarto, che sembra prevalere nella nostra società e che si sedimenta su quelli che il nostro Appello congiunto chiama i semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza”. Gli stessi semi di conflitto che provocano “le gravi ferite” che infliggiamo all’ambiente: i cambiamenti climatici, la desertificazione, l’inquinamento, la perdita di biodiversità. Sono ferite che, dice il Papa citando la Caritas in veritate, portano alla “rottura di quell’alleanza tra essere umano e ambiente che dev’essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”.
La Cop 26 di Glasgow, secondo i sottoscrittori dell’Appello, “è chiamata con urgenza a offrire risposte efficaci alla crisi ecologica senza precedenti e alla crisi di valori in cui viviamo, e così a offrire concreta speranza alle generazioni future”.
Non meno importante è l’appello rivolto dal Movimento Laudato Sì e da molte organizzazioni cattoliche della società civile e delle reti del Terzo Settore italiane, rivolto al Presidente dei Consiglio Mario Draghi sulla necessità di “fare di più” per contrastare il cambiamento climatico.
Un richiamo al fare, nella giornata della Festa di San Francesco Patrono d’Italia, che è in linea con la Petizione globale in vista di COP 26 E COP 15 ‘Pianeta sano, Persone sane’, e che sarà presentata il prossimo 25 ottobre alla Sala Nilde Iotti alla Camera dei Deputati, che fa proprie le indicazioni della scienza e di quanto Papa Francesco ha riportato nell’Enciclica Laudato Sì: rispondere ed agire di fronte ad un’umanità che “non può essere sana in un pianeta malato”.