La vicinanza e il supporto del Papa alla Chiesa mediorientale. Francesco definisce i cristiani che vivono nei “luoghi di cui più parlano le Scritture” come “un piccolo gregge inerme, assetato di pace”. A loro, “figli delle vostre antiche Chiese, oggi ‘martiriali’, semi di pace nell’inverno della guerra”, il Pontefice chiede di essere “testimoni della forza di una pace non armata“. E aggiunge: “Grazie, perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto. Siete un seme amato da Dio”. A un anno dalla riaccensione del conflitto tra Israele e Palestina, osserva l’agenzia missionaria vaticana Fides, Jorge Mario Bergoglio torna a scrivere ai cattolici del Medio Oriente. “Penso a voi e prego per voi- scrive il Pontefice nella missiva-. Un anno fa è divampata la miccia dell’odio. Non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra. Il sangue scorre, come le lacrime; la rabbia aumenta, insieme alla voglia di vendetta. Mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace”.
Chiesa di pace
“Ho nel cuore una cosa che voglio dire a voi, fratelli e sorelle, ma anche a tutti gli uomini e le donne di ogni confessione e religione che in Medio Oriente soffrono per la follia della guerra: vi sono vicino, sono con voi”, prosegue il Pontefice che nella lettera si rivolge agli abitanti di Gaza, “martoriati e allo stremo”. “Siete ogni giorno nei miei pensieri e nelle mie preghiere“, continua il Papa, che assicura la sua preghiera a chi è stato costretto a lasciare le propria abitazione, alle madre che versano lacrime guardando i figli morti o feriti, e ai bambini che delle “grandi terre del Medio Oriente, dove le trame dei potenti vi tolgono il diritto di giocare“. E “sono con voi, che non avete voce, perché si parla tanto di piani e strategie, ma poco della situazione concreta di chi patisce la guerra, che i potenti fanno fare agli altri. Su di loro, però, incombe l’indagine inflessibile di Dio”, conclude il Papa.