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Pandemia da Covid-19: come ne usciremo

La domanda che molti si pongono in questo momento è quando terminerà questa pandemia, in che modo avverrà e cosa succederà dopo. In questa fase pandemica che vede ancora un’ampia diffusione del virus a causa delle varianti è estremamente difficile rispondere a queste domande e soprattutto fissare una data certa per il termine della pandemia. Un ruolo determinante sarà giocato dalla campagna vaccinale quando il numero dei vaccinati raggiungerà una significativa percentuale utile all’acquisizione di un’immunità parziale che dovrebbe comunque garantire una certa sicurezza, anche se non sufficiente a raggiungere l’immunità di gregge, visto che mancano all’appello delle persone vaccinate, i bambini.

In questa fase è lecito guardare al passato per interpretare il presente e considerare ciò che è avvenuto per le altre pandemie che si sono susseguite nella storia dell’umanità. Come più volte ricordato, anche se sono molte le pandemie avvenute nel corso dei secoli, quella che più si avvicina all’attuale da COVID-19, per numero di soggetti colpiti, gravità e durata, è la pandemia influenzale, la c.d. Spagnola.

Questa, per tanti versi così simile a quell’attuale da COVID-19, ha presentato però una letalità superiore di ben sei volte rispetto a quella attuale, anche perché si è diffusa in una popolazione già duramente colpita dalla prima guerra mondiale. L’Italia, insieme alla Russia, è stato forse il paese europeo più colpito dalla pandemia e si sono contati, certamente per difetto, oltre 600.000 morti a causa di essa.

Analogamente a COVID-19 e ad altre pandemie della storia dell’umanità, la Spagnola si è sviluppata attraverso successive ondate, dal 1917 al 1920, di cui la più disastrosa è stata quella occorsa nel 1919. Una volta terminata la fase emergenziale, il virus H1N1 responsabile di questa pandemia non è scomparso, ma ha continuato a circolare in forma endemica e non più epidemica fino al 1956, quando è stato soppiantato dal virus dell’Asiatica (H2N2).

A questo proposito, rapportando la precedente esperienza con l’attuale pandemia, è possibile che il virus SARS-CoV-2 possa rimanere in forma endemica per lungo tempo, seppur efficacemente contrastato dai vaccini, senza però essere eradicato. Per questo motivo sarà importante comprendere, in base alla persistenza dell’immunità nei vaccinati, la necessità o meno di effettuare periodici richiami dei vaccini.

Astraendoci dalla dimensione medico-scientifica, è indubbio che le pandemie hanno influenzato in modo diretto o indiretto, gli eventi storici e il costume delle persone. Anche in questo caso l’esempio della Spagnola credo sia piuttosto interessante da ricordare.

Ci sono state numerose testimonianze artistiche e letterarie della Spagnola. Ne ricorderò una fra tante: i due autoritratti del pittore Edvard Munch, uno effettuato nel corso della malattia ed uno in convalescenza. Oltre al ricordo artistico e letterario è stato recentemente ipotizzato dalla storiografia più moderna che la pandemia Spagnola, avendo avuto un effetto così devastante sull’economia dei paesi europei, potesse aver indirettamente contribuito alla nascita dei regimi totalitari in Italia ed in Germania, amplificando i danni provocati dalla prima guerra mondiale nella società civile.

Non si può peraltro dimenticare che terminata la disastrosa pandemia Spagnola, seguita dagli eventi bellici della Prima guerra mondiale, c’è stato in Europa e negli Stati Uniti un periodo di voglia di spensieratezza e di desiderio di lasciarsi alle spalle la tanta disperazione vissuta, prima con gli eventi bellici e successivamente con la pandemia: questo è  il periodo dei c.d. Roaring Twenties, i ruggenti anni venti, che si sono caratterizzati nella musica con il Jazz ed il Charleston.

C’è inoltre un aspetto molto più intimo che ha caratterizzato la pandemia Spagnola e credo caratterizzerà anche questa di COVID-19, mi riferisco al ricordo che ne conserveranno sia quelli che l’hanno vissuta direttamente, sia quelli che la conosceranno attraverso la memoria di chi l’ha vissuta. Per la Spagnola  sono stato diretto testimone di questo quando, come giovane medico negli anni settanta del Novecento, raccoglievo le storie sanitarie dei pazienti ed ho potuto verificare quanto profondamente questa pandemia  avesse impattato nel vissuto delle persone.

La pandemia COVID-19 sicuramente passerà: di questo ne siamo tutti certi. Dovremmo però far tesoro della lezione impartita a durissimo prezzo da questa esperienza per potere, come dice Papa Francesco, uscirne migliorati.

In primo luogo dovremmo avere un maggiore rispetto dell’ambiente da cui possono derivare nuove emergenze sanitarie, secondo anche il monito così autorevolmente espresso nell’Enciclica “Laudato si”. Dovremmo considerarci parte di un mondo globale in cui la nostra salute non può prescindere da quella degli altri, intervenendo in modo precoce e fattivo nella prevenzione di  eventuali nuovi focolai epidemici che dovessero svilupparsi in futuro e assicurando un buon livello di salute anche a chi vive nei paesi a risorse limitate.

Fare tesoro dell’esperienza acquisita in campo informatico che è stata essenziale nel corso di questa pandemia e che dovrebbe essere utilmente sfruttata adattandola alla didattica a distanza e allo smart working, intese entrambe non come una costrizione, ma come una valida opzione. Infine, dovremmo riconoscere, senza tentennamenti, il valore della scienza come unico baluardo nei confronti di future emergenze sanitarie. Abbiamo infatti toccato con mano che l’allestimento dei vaccini è avvenuto in un tempo brevissimo, grazie alla scienza che da oltre vent’anni perseguiva un approccio vaccinale innovativo senza il quale ci sarebbe stato un numero ancor più elevato di contagi, ammalati e  lutti.

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