Come mai Gesù pone questa domanda –“La gente, chi dice che io sia?”!? Non era forse già a conoscenza di come la gente lo considerasse? Probabilmente il suo intento nel porla era quello di far riflettere i suoi discepoli. Sicuramente mostra loro l’importanza dell’opinione pubblica che, inoltre, risulta variegata. Ogni evento, ogni persona – ognuno di noi, che lo si voglia o no, viene esposto alle opinioni, alle valutazioni e ai giudizi umani. Così funziona il mondo. Viviamo in mezzo a tante persone, interagiamo con loro e ovviamente suscitiamo diverse reazioni da parte loro, dalle quali risultano poi atteggiamenti più o meno favorevoli nei nostri confronti.
Da questo contesto più ampio e generale Gesù passa ad occuparsi delle opinioni personali di coloro che lo conoscevano da vicino. È un passaggio molto importante e delicato. Avere un’opinione che va controcorrente è sfidante, può portare più facilmente ad essere oggetto di critiche, a situazioni di contrasto fino ad essere rifiutati.
La risposta di Pietro è perfetta. In un certo senso va controcorrente. Non esita di dire le cose che l’opinione pubblica non conosce. Perché allora Gesù ordina severamente di non parlare di lui? Teme l’opinione pubblica? Gesù conosceva le persone e sapeva – come sa sempre – che cosa si nasconde nel cuore dell’uomo. Anche quando non siamo ancora maturi per accoglierlo pienamente o nel modo giusto. Quello sembrava essere il caso dei suoi contemporanei.
Il dialogo che segue, cioè le sue spiegazioni sulla necessità della morte e sulla risurrezione nonché la reazione di Pietro mostrano che anche conoscendo profondamente qualcuno, non si può arrivare a sapere tutto di questa persona. Riferendoci a Dio questa sembra per noi una regola. Gesù prova a portare più in profondità la conoscenza da parte dei suoi discepoli. Ma fallisce. Lo stesso Pietro non riesce a seguirlo. Allora, si può dire che Gesù non conoscesse il suo cuore? Non sapeva che lui non fosse ancora pronto per accogliere la verità su di lui? Perché ha fatto questa domanda? Per provocarlo – o mostrare quante cose lui deve ancora imparare?
E la spiegazione che conclude il brano di oggi mostra una prospettiva giusta – ma anche tanto esigente: dobbiamo rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce e seguirlo. Che cosa significherebbe questo concretamente per noi, oggi? L’insieme del testo analizzato indica l’aspetto cognitivo. Dobbiamo tralasciare alcune nostre idee e ambizioni, soprattutto su Dio, per seguire Gesù. È l’unica strada che porta alla sua Risurrezione.
Oggi a Varsavia vengono beatificate due persone che hanno seguito questa strada: una donna di una famiglia nobile, che improvvisamente, a 22 anni perde la vista; l’altro un cardinale, imprigionato per tre anni dai comunisti. Entrambi hanno accolto questi momenti inaspettati e duri, per trovare nuove prospettive. Lei, Madre Róża Czacka fonda una Congregazione che da vita ad una congregazione che si occupa di persone cieche. Lui, il Primate di Polonia, Stefan Wyszyński, durante la sua reclusione in carcere pensa e scrive un nuovo e rivoluzionario programma pastorale che ha contribuito a rafforzare spiritualmente la resistenza dei Polacchi contro il comunismo; programma che diventerà anche la formazione spirituale e pastorale di Karol Wojtyła.
Non abbiamo paura allora di andare controcorrente rispetto alle opinioni degli altri. Solo così potremo davvero avvicinarci a Gesù e compiere le sue opere nel mondo.