Le prime rilevazioni in vista dei consumi attesi a Natale per le famiglie italiane stanno facendo intravedere dei dati preoccupanti. A riprova di ciò, basti pensare che, le recenti stime di Confesercenti hanno sottolineato che, nell’ultimo decennio, hanno chiuso ben 140 mila negozi, colpendo soprattutto quelli di vicinato e invece, le nuove aperture, si sono dimezzate. Inoltre, nel solo 2024, rispetto alle stime contenute nel Documento di economia e finanza varato nello scorso mese di aprile, i consumi attesi, vedono una differenza di oltre 3,2 miliardi di euro.
Il contesto attuale quindi, per molti esercenti, è fortemente segnato dall’inflazione e, di conseguenza, da dei costi più alti. In correlazione a tutto ciò, si evidenzia anche una riduzione della produzione industriale ad ogni livello, pari complessivamente al – 3,2% la quale, in buona sostanza, si traduce in una marcata diminuzione dei consumi ai minimi termini con i conseguenti riverberi negativi anche sulle spese per le festività natalizie. Servono quindi soluzioni condivise improntate alla tutela delle famiglie, del loro potere d’acquisto e, di conseguenza, dell’economia in generale.
Indubbiamente, a Natale, qualche spesa in più verrà effettuata per i regali. Da molto tempo, ho notato che, quest’ultimo, è visto sotto il profilo dell’utilità concreta e non come mero gesto. Indubbiamente, questo aspetto ha una valenza positiva ma, purtroppo, per quanto riguarda le quantità, le indicazioni attuali ci dicono che, le festività che vivremo, dal punto di vista dei consumi, non saranno certamente ricche. È importante però che, il Natale, sia foriero di valori importantissimi, come la fraternità, la solidarietà e la pace tra le persone nonché tra i popoli i quali, ad oggi, purtroppo, sono lambiti da molti conflitti che devono essere fermati.