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La speranza di un nuovo cielo azzurro contro il Covid-19

Un grande romanziere insegnava che in guerra o pestilenza emergono i santi e i criminali. Nel mezzo della pandemia di Coronavirus, si accumulano rilevazioni sconcertanti di un individualismo sfrenato che induce a ignorare l’allarme delle autorità sanitarie, nella miope e ottusa convinzione di essere invincibili e immortali. E’ la stessa folle protervia che portava don Rodrigo a farsi beffe del pericolo di contagio e a proseguire la sua vita sociale come se nulla fosse. I lettori dei Promessi Sposi sanno bene che la peste non guardava i blasoni nobiliari ma livellava nella tragedia l’intera popolazione.

Da operatori pastorali e sociali, siamo vicini agli eroici medici e infermieri che, in queste drammatiche ore, devono affrontare un mostro sconosciuto con mezzi notevolmente ridotti dopo decenni di tagli alla sanità pubblica. C’è, poi, una presunzione ulteriore: quella di ritenersi più furbi degli altri e di non rispettare regole collettive di precauzione che, in altre parti del mondo, stanno garantendo risultati positivi. E questo è il vero paradosso della situazione attuale. Nell’epicentro della diffusione di Covid-19, cioè la città di Wuhan e la sua provincia, la curva dei contagi è in costante diminuzione proprio perché si sono applicate in maniera rigida quelle misure che in Italia molti considerano un inaccettabile attentato alla libertà individuale.

Ci permettiamo perciò di lanciare un forte e umile appello affinché nessuno si illuda di potersi salvare da solo: i cittadini concorrano al cordone anti-virus predisposto da governo e regioni, non prendano alla leggera le indicazioni salva-vita emanate a salvaguardia del bene comune, in una parola cioè, è il momento della responsabilità individuale e collettiva. Un popolo di millenaria e gloriosa storia deve disciplinatamente obbedire alle prescrizioni ricevute, senza panico ma senza neppure una superficialità che uccide i più fragili. Se non si osservano le restrizioni alla circolazione e alla vita pubblica, presto non ci saranno più posti nelle rianimazioni per centinaia di anziani e soggetti deboli che verranno condannati a morte dall’irresponsabilità di coloro che violano le indicazioni delle autorità competenti. Quindi state a casa e tenete una condotta in linea con le disposizioni che nel resto del mondo stanno funzionando.

Lo Stato, ma anche la Chiesa, sono giustamente impegnate in prima linea a sensibilizzare la collettività sui pericoli verso i quali tanta gente ancora appare indifferente nonostante i richiami. Sono dovute intervenire formalmente anche le autorità ecclesiastiche per cercare di mettere fine alle inaccettabili pressioni esercitate su parroci e religiosi per indurli a celebrare le Sante Messe in deroga alle normative stringenti introdotte nelle Diocesi più esposte all’epidemia.

Al punto inaudito che sta prendendo campo una Chiesa parallela a quella ufficiale, apparentemente clandestina come ai tempi delle catacombe e delle persecuzioni totalitarie, contro la libertà religiosa. Ma se riunirsi per la Messa sotto la minaccia di tiranni è una virtù e una testimonianza eroica del Vangelo, voler a tutti i costi contravvenire alle decisioni responsabili e serie della Chiesa-popolo di Dio, rappresenta l’ennesima e gravissima disobbedienza all’oggettività della condizione nella quale tutti noi ci troviamo a dover combattere una minaccia che, inevitabilmente cambia, per un periodo, non sappiamo ancora quanto lungo, le nostre abitudini di vita. L’attività pastorale non si riduce al momento pubblico delle celebrazioni liturgiche, quindi l’interezza della vita spirituale può e deve continuare ad essere esercitata attraverso la preghiera, la lettura delle Sacre Scritture e la presenza, attraverso per esempio la recita del Rosario, alla condivisione di un sentimento di fratellanza che invoca l’aiuto del Padre proprio perché sa riscoprire la nostra natura di fratelli. E poi naturalmente, superata questa fase dell’emergenza si auspica che verranno modulate le misure precauzionali a partire da quelle grandi Chiese che, soprattutto nei giorni feriali, non presentano problemi di affollamento e nelle quali, diluendo la presenza anche alle celebrazioni, si potrà mantenere una significativa testimonianza liturgica: insomma la lettera non mortifica lo Spirito.

Il buon senso, come dimostra il Curato D’Ars fa parte da secoli della saggezza ecclesiale. Ovviamente, sia detto con una punta di rammarico, le critiche formulate adesso per le chiese vuote sarebbero arrivate ugualmente se le chiese fossero rimaste aperte, perché, come dimostrano le controversie nella litigiosissima comunità di duemila anni fa, fare la sintesi non è mai semplice, ma è comunque necessario mettere in sicurezza fede e fedeli. Accade lo stesso quando si vorrebbe difendere il creato a scapito delle creature ignorando che l’universo poggia sugli stessi valori per la natura e l’umanità. E allora dobbiamo trarre un insegnamento, come si diceva nel medioevo: “Ex malo bonum” ( dal male deriva un bene).

Va rifondato il villaggio globale su basi nuove. Quindi ricordarci, che, per la prima volta dopo tanti anni di inquinamento selvaggio e scriteriato, i cittadini della più popolosa nazione del mondo, sono tornati a vedere il cielo azzurro, perché obbligatoriamente le attività produttive sono state limitate dalla pandemia e i modelli di vita e di consumo sono tornati più umani. Infatti si trascorre per necessità più tempo in casa, si riscopre il valore della famiglia, ci si preoccupa per gli anziani troppo a lungo trascurati e, così facendo, si trasforma la società in comunità. L’antitodo al coronavirus, in attesa del vaccino, è globalizzare la solidarietà invece dell’indifferenza. Solo così si toglieranno armi polemiche anche ai complottisti e ai dietrologi che vedono in questa colossale crisi sanitaria l’ombra di un nuovo ordine mondiale in formazione. Come spesso nella storia, la verità sta nel mezzo e la realtà potrebbe essere molto più lineare: il turbo-capitalismo dell’economia finanziaria che governa il pianeta è fallito e il covid-19 gli sta dando la spinta finale verso il baratro.

Sta a tutti gli uomini di buona volontà rialzarsi e costruire insieme una collettività più giusta e umana, nella quale i fragili e i deboli non diventino gli agnelli sacrificali di un individualismo di massa che non sa più dire “noi” e che toglie all’io ogni valenza spirituale e trascendente. Il Vangelo dimostra che occuparsi solo del pane fa perdere lo Spirito e alla lunga rende tutti più insicuri, spaventati e poveri, ma il cristiano nella fede ha una certezza: Gesù è il Salvatore dell’umanità, Gesù vince. Aspettiamo perciò anche in Italia, con fiducia, il ritorno del cielo azzurro.

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don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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