Al decadimento dei valori spirituali e morali la Chiesa ha reagito con schiettezza totale. L’Ecclesia del ventesimo secolo ha scelto di ripartire dal Concilio Vaticano II e di dialogare con la cultura moderna. La Chiesa si è sempre aperta a tutte le epoche storiche. Non l’ha fatto con il sentimentalismo e il buonismo. Bensì distinguendo in ogni epoca che cosa era compatibile con la sua tradizione e che cosa, invece, non lo era. Il punto di contatto tra personalità così ricche nella loro diversità come gli ultimi Papi (da Montini a Bergoglio) va ricercata in una straordinaria scuola di pontificato. Ossia nella lezione che è stata per i suoi successori la missione pastorale di Giovanni XXIII. Quando fu eletto papa il cardinale Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, alcuni, per la sua età avanzata, sentenziarono che il suo sarebbe stato un pontificato di transizione. Ne offre un’importante testimonianza monsignor Vincenzo Carbone. Non si conosce il pensiero degli elettori, però si può dire che diverso era il disegno di Dio. All’inizio del nuovo pontificato, mentre molti cercavano di scorgerne la nota caratteristica, la svelò il papa stesso.Tre mesi dopo l’elezione, Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 ai cardinali, riuniti nella sala capitolare del monastero benedettino di San Paolo, annunziò la sua decisione di celebrare un concilio ecumenico. La risoluzione era scaturita dalla constatazione della crisi, causata nella società moderna dal decadimento dei valori spirituali e morali. Negli ultimi cinquant’anni, erano avvenute profonde trasformazioni sociali e politiche. Erano maturati nuovi e gravi problemi, che esigevano una risposta cristiana. Prima Pio XI e poi Pio XII avevano pensato ad un concilio ecumenico ed avevano pure avviato gli studi preparatori, ma entrambi i tentativi, per varie ragioni, si erano arrestati. Alcuni anni dopo, Giovanni XXIII, con lo sguardo rivolto ai bisogni della Chiesa e del mondo, si accinse, con “umile risolutezza di proposito“, alla grande impresa, che egli riteneva volere divino. Papa Roncalli volle un concilio pastorale e di aggiornamento. Questo suo pensiero fu da alcuni interpretato in senso riduttivo e distorto. Nella sua prima enciclica “Ad Petri Cathedram“, 29 giugno 1959, egli precisò che il concilio principalmente intendeva promuovere l’incremento della fede, il rinnovamento dei costumi. E l’aggiornamento della disciplina ecclesiastica. Esso avrebbe costituito uno spettacolo di verità, unità e carità, e sarebbe stato per i fratelli separati un invito all’unità voluta da Cristo.La pastoralità del Concilio Vaticano II consiste nello studiare ed approfondire la dottrina, Esprimendola in modo che possa essere meglio conosciuta, accettata ed amata. L’aggiornamento è inteso non come rottura con il passato o contrapposizione di momenti storici. Ma come crescita, perfezionamento del bene sempre in atto nella Chiesa. Paolo VI afferma che Giovanni XXIII alla parola programmatica “aggiornamento” non voleva attribuire il significato che qualcuno tenta di darle, quasi essa consenta di relativizzare secondo lo spirito del mondo ogni cosa nella Chiesa. Dogmi, leggi, strutture, tradizioni. Mentre fu così vivo e fermo in lui il senso della stabilità dottrinale e strutturale della Chiesa da farne cardine del suo pensiero e della sua opera. In linea con l’indirizzo pastorale, Giovanni XXIII indica che agli errori bisogna opporsi con lo spirito di misericordia. Alla severità egli preferisce la medicina della misericordia. I concili sono le pietre miliari del cammino della Chiesa. Essi incidono sulla sua vita, con l’approfondimento della dottrina, le riforme liturgiche e disciplinari, la scelta dei mezzi più idonei all’evangelizzazione. Un concilio, secondo Carbone, apre sempre un’epoca nuova, nella quale la Chiesa compie un passo verso il futuro e progredisce nella propria missione.Notevole è anche l’influsso dei concili sulla società civile. Chesterton ha detto che tutta la nostra civiltà risulta dalle decisioni conciliari. Quindi non si scriverà mai una storia d’Europa un po’ logica finché non si riconosca il valore dei concili. Il Vaticano II ha stabilito un punto di riferimento nella vita della Chiesa odierna, aprendo ad essa, sotto il soffio dello Spirito Santo, un nuovo cammino. E cioè si è pronunziato su importanti argomenti. E ha consegnato alla Chiesa ricchi documenti di dottrina e di azione. Quattro costituzioni (una liturgica, due dogmatiche, una pastorale), nove decreti e tre dichiarazioni. Infatti, l’insegnamento ecclesiologico trova sviluppo ed applicazione nei decreti su l’attività missionaria, l’ufficio pastorale dei vescovi, il ministero e la vita sacerdotale, l’apostolato dei laici, l’ecumenismo, il rinnovamento della vita religiosa. E nelle dichiarazioni su l’educazione cristiana, le relazioni con le religioni non cristiane, la libertà religiosa. Aprendo il secondo periodo del Concilio, il 29 settembre 1963, Paolo VI dichiarò: “Abbia questo Concilio pienamente presente questo rapporto tra noi e Gesù Cristo, tra la santa e viva Chiesa e Cristo. Nessun’altra luce brilli su questa adunanza, che non sia Cristo, luce del mondo“.
Ricevi sempre le ultime notizie
Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.
Stay Connected
Seguici sui nostri social !
Scrivi a In Terris
Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo: