Il Seminario arcivescovile di Catania ha ospitato il 24 novembre il Convegno regionale promosso dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e dall’Ufficio per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana (Cesi). I numerosi partecipanti delle diverse diocesi della Sicilia hanno seguito con interesse le relazioni che hanno offerto positivi spunti al dibattito e alla diffusione della cultura del dialogo e dell’accoglienza. Sono intervenuti dopo il saluto dell’Arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina, mons. Domenico Mogavero della diocesi di Mazara del Vallo e mons. Antonio Staglianò della Diocesi di Noto. Il prof. Angelo Passaro ha evidenziato le fonti della Scrittura che aiutano a comprendere il compito dello Spirito che guida verso l’unità, intesa come dono di grazia che proviene dalla Trinità. L’invito a rinnovare gli impegni unitari sapendo accogliere le fragilità umane e le debolezze delle strutture ecclesiali, si traduce nell’esortazione a “non avere paura della diversità, ma temere le divisioni soprattutto se partono dalla rivendicazione dei doni che abbiamo ricevuto”. L'unità, infatti, si costruisce quando c'è la carità e “lo spirito di Cristo abita in noi ed è in stretta relazione di solidarietà con il mondo non redento”.
Gli aspetti teologici del dialogo sono stati tratteggiati dal prof. Antonio Pileri Bruno, il quale ha ripercorso il cammino ecumenico che nasce nel mondo della riforma con la conferenza di Edimburgo nel 1910 senza la partecipazione della chiesa cattolica e della chiesa ortodossa. Dopo la forzata interruzione a causa delle due guerre Papa Giovanni XXIII ancor prima del Concilio Vaticano II abbracciò il modello ecclesiologico della comunione, della conoscenza e dell'esperienza sponsale, che viene definito con il documento conciliare “Unitatis redintegratio” e poi con il Direttorio ecumenico pubblicato nel 1967 e nel 1970, con la revisione approvata il 25/3/1993 da papa Giovanni Paolo II. In esso si ritrova lo strumento prezioso per orientare, coordinare e sviluppare lo sforzo ecumenico che con Papa Francesco viene attuato attraverso le opere di carità, la preghiera comune e l’ecumenismo del sangue. Le dichiarazioni congiunte con le Chiese sorelle a Cuba (2014) e a Lesbo (2016) e gli incontri con i Patriarchi ortodossi consolidano il progetto e la missione ecumenica che nella carità ritrova convergenti tutte le Chiese.
Particolarmente interessante è stata la testimonianza di una coppia ecumenica. Una catechista nella diocesi di Nicosia, ha raccontato l’esperienza del positivo rapporto con il marito che frequenta la chiesa avventista. Mons. Staglianò, sviluppando anche il tema dell’emigrazione, ha descritto il passaggio dall’epopea del Dio guerriero, all’incontro con “Dio che è solo e sempre amore” ed aiuta a superare il cristianesimo convenzionale. I lavori del convegno, coordinati da don Mario Affronti e da Erina Ferlito, possono essere sintetizzati nell’impegno che dovrà coinvolgere l’intera comunità civile e le strutture ecclesiali, perché ci si possa considerare ”chiese sorelle non chiese separate”, dove operano sempre “uomini e donne di comunione” e, quindi, dare vitalità e valenza ad un’azione pastorale integrale e non settoriale, per costruire “insieme” l’unità, nel rispetto delle “gerarchie della verità”. Ai docenti partecipanti è stato rilasciato l’attestato a cura dell’Uciim, ente autorizzato per l’aggiornamento e la formazione.