Momenti di incontro e di preghiera nelle comunità dell’Arcidiocesi di Trento, in occasione della Giornata di preghiera e digiuno per la pace. A promuoverli è l’arcivescovo della diocesi alpina, mons. Lauro Tisi, che sollecita tutte le parrocchie ad aderire all’iniziativa di Papa Francesco, che ha chiesto di pregare, in particolare, per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan.
Messa in Cattedrale
Come riporta il Sir, lo stesso arcivescovo presiederà una Santa Messa in Cattedrale, sempre venerdì 23 febbraio, alle ore 19:00 per invocare il dono della pace. “Chiedo ai trentini, e non solo ai cristiani – scrive Tisi alle parrocchie – di partecipare con il cuore alla Giornata di preghiera e digiuno. Fermiamoci, almeno per un attimo, a riflettere sulle sofferenze di interi popoli. Spesso arrivano da lì i volti dei migranti che ci chiedono di essere accolti”.
Il senso del digiuno
Nel corso della messa delle Ceneri, mons. Titi suggerisce di vivere in maniera alternativa il digiuno quaresimale: “Digiunare da quell’overdose di informazioni che spesso alimentano il gossip mediatico con cui siamo connessi 24 ore su 24, per darci la possibilità di stare concretamente con le persone, nella vita familiare come negli ambienti di lavoro, nella corsia di un ospedale o dentro le tante realtà di volontariato, dove uomini e donne con nome e cognome scrivono pagine di dedizione, di gratuità, di generosità”. Il presule ha anche invitato a “regalarci spazi di silenzio e preghiera dove, raggiunti dal Vangelo, scopriamo di essere realmente e irrevocabilmente amati da un Dio che in Gesù di Nazareth si è rivelato amico della vita”. Ha poi chiesto di “avventurarci sulle strade dell’elemosina, liberando in noi spazi di gratuità e di dono”. E se è vero che “che ognuno di noi deve fare i conti con le proprie divisioni, e la più radicale è quella con noi stessi, madre di tutte le altre spaccature”, mons. Tisi ha evidenziato che “la prima conversione che è chiesta, in questo prezioso tempo di Quaresima, è la capacità di guardare con fiducia e simpatia alla nostra storia e a quella dei nostri fratelli e sorelle”. “Diventare giustizia di Dio”, come afferma l’apostolo Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, “è liberare il cuore da ogni forma di odio e rancore, reagire al male con il perdono, a somiglianza di Dio che non trattenne nulla per sé, ma consegnò tutto se stesso”, ha concluso il presule.