Si chiama William Clyde Allen, nativo dello Utah, la persona sospettata di aver spedito una lettera contenente “semi di ricino”, quindi altamente tossica, al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L'uomo è stato tratto in arresto a seguito dell'indagine avviata dalla Fbi per far luce sui plichi sospetti inviati alla Casa Bianca e al Pentagono, indirizzati al presidente ma anche al Segretario alla Difesa, James Mattis, e al capo della Us Navy, John Richardson. Fatti che, secondo gli investigatori, sarebbero collegati ma, al momento non attribuibili all'uomo fermato, sospettato per ora della lettera al presidente Trump. Nessuna delle buste è mai arrivata a destinazione.
Il sospetto
Secondo quanto riferito, il sospetto è residente nella città di Logan e avrebbe prestato servizio nella Us Navy, la marina militare statunitense, dal 1998 al 2002. Al momento non sono state avanzate accuse specifiche: l'Fbi ha confermato che le lettere contenevano sostanze chimiche potenzialmente molto pericolose ma non ha fornito ulteriori dettagli sull'indagine in corso. Le modalità usate ricordano da vicino il caso Skripal a Salisbury: in quel caso, la contaminazione di oggetti era avvenuta con il gas letale Novichok. Nel frattempo, però, sono emersi dettagli sul passato dell'ex veterano della Us Navy il quale, dopo il congedo dalla Marina, sarebbe stato coinvolto in un caso di abusi sessuali su ragazze minorenni.
Il caso di Houston
Qualora gli esami dovessero accertare davvero l'utilizzo della ricina, si tratterebbe di un attentato in piena regola poiché, come noto, la potentissima citotossina naturale è in grado di sortire effetti letali sull'uomo già in quantità infinitesimali. Nella giornata di ieri, più o meno in contemporanea alla diffusione della notizia sui sospetti plichi avvelenati, è arrivata la notizia del ricovero di due persone impiegate nell'ufficio del senatore repubblicano (nonché ex candidato alle primarie del Gop per le presidenziali del 2016) Ted Cruz di Houston, in Texas. I due sarebbero stati portati in ospedale dopo essere venuti in contatto con quella che è stata definita dai funzionari dell'ufficio come una “sostanza bianca e polverosa”. Gli edifici sono stati evacuati per sicurezza ma, al momento, non ci sarebbe alcun pericolo per il personale.