Arsi vivi dalla folla: si tratta di una coppia di cristiani, che sono stati trucidati da un gruppo di musulmani provenienti da cinque villaggi a Sud di Lahore, una provincia del Punjab, in Pakistan. Le persone che hanno commesso l’orribile fatto li accusavano di blasfemia: in particolare, i due avrebbero bruciato delle pagine del Corano. A comunicarlo all’agenzia Fides è stato l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, difensore dei diritti umani.
Il legale, chiamato da altri cristiani, si è recato sul luogo del delitto, il villaggio “Chak 59”, nei pressi della cittadina di Kot Radha Kishan, a sud di Lahore. I due cristiani lavoravano in una fabbrica di argilla: sono stati sequestrati il due novembre e tenuti in ostaggio fino ad oggi all’interno della fabbrica. Questa mattina alle 7 sono stati spinti nella fornace dove si cuociono i mattoni. “E’ una vera tragedia – ha spiegato l’avvocato Gill – è un atto barbarico e disumano. Il mondo intero deve condannare fermamente questo episodio che dimostra come sia aumentata in Pakistan l’insicurezza tra i cristiani. Basta un’accusa per essere vittime di esecuzioni extragiudiziali. Vedremo se qualcuno sarà punito per questo omicidio”.
La supposta blasfemia di cui sono stati accusati il 26enne Shahzad e la 24enne Shama, è relativa alla recente morte del padre di Shahzad: due giorni fa Shama, ripulendo l’abitazione dell’uomo, aveva preso alcuni oggetti personali, carte e fogli dell’uomo, ritenuti inservibili, facendone un piccolo rogo. Secondo un uomo musulmano che ha assistito alla scena, in quel rogo vi sarebbero state delle pagine del Corano. L’uomo ha quindi sparso la voce nei villaggi circostanti e una folla di oltre 100 persone ha preso in ostaggio i due giovani. Stamane il tragico epilogo. La polizia, avvisata da altri cristiani, è intervenuta constatando il decesso e arrestando, per un primo interrogatorio, 35 persone.