Si è concluso “perché il fatto non sussiste” il processo d'appello sul caso Stamina. Questa mattina, la Corte d'appello di Torino ha, così, prosciolto i quattro medici accusati di aver somministrato farmaci contraffatti presso gli Spedali di Brescia: si tratta dell'ex direttrice sanitaria, Ermanna Derelli, l'ex dirigente e referente del comitato etico, Carmen Terraroli, la biologa Arnalda Lanfranchi e il pediatra Fulvio Porta. I quattro erano stati condannati in primo grado a due anni con le accuse di associazione a delinquere, abuso d'ufficio e truffa. Ora l'appello ha ribaltato la sentenza.
Sentenza giusta
Parla di “sentenza giusta” il legale della dottoressa Lanfranchi, Giovanni Lageard. Due anni fa, Lageard aveva chiesto l'assoluzione per Lanfranchi e gli altri assistiti perché, a detta sua, non potevano essere considerati “coloro che portarono il metodo Vannoni nel centro sanitario”. Gli aveva fatto eco l'arringa difensiva dell'avvocato Matteo Mangia, legale degli Spedali, che aveva sottolineato come tutte le comunicazioni sul metodo fossero state fatte “alla luce del sole”. Di tutt'altro avviso il sostituto procuratore, Daniela Isaia, che aveva chiesto nei confronti dei quattro professionisti un anno e sei mesi di reclusione. Per Sergio Bonetto, legale di Medicina Democratica, che si è costituita parte civile nel processo Stamina, la terapia effettuata negli Spedali di Brescia fu “un tentativo di far entrare la magia negli ospedali”.
Il metodo Vanoni
Il fautore del metodo Stamina è Davide Vannoni, che ne è anche l'ideatore. In procinto di lasciare l'Italia, nel 2017 Vannoni è stato arrestato con le accuse di associazione a delinquere, truffa aggravata, somministrazione di farmaci non conformi e trattamento di gravi malattie neurodegenerative con un metodo ritenuto non scientifico perché, attraverso infusioni di cellule staminali, prometteva di curare malattie neurodegenerative. Dopo un ricovero in ospedale nel giugno 2017, a Vannoni sono stati concessi gli arresti domiciliari. Nel marzo 2015, il fondatore ha patteggiato per una pena di un anno e dieci mesi con la condizionale, impegnandosi a rinunciare ad applicare ulteriormente il suo trattamento.
Le vittime di Stamina
Sulle accuse di truffa a Vannoni pesa anche l'aggravante di transnazionalità. Secondo le indagini, la terapia Stamina era già stata prescritta a pazienti italiani, curati opportunamente in Georgia, i quali potevano arrivare a spendere fino a 27.000 euro per usufruire del trattamento. Gli inquirenti hanno riferito che, in questo modo, Vannoni avrebbe curato circa 50 pazienti, somministrando un totale di 8 infusioni. Per potere accedere alle cure, i pazienti dovevano, inoltre, pagare una quota associativa di 5.000 euro all'associazione “Prostamina Life”. L'ente, una volta reclutati i pazienti, organizzava il viaggio all'estero dove, infine, venivano loro somministrate le cure. Si data al 2011 l'accordo tra gli Spedali Civili di Brescia e Vannoni per l'applicazione del trattamento nel centro sanitario. Il metodo è stato soggetto ad alterne vicende fino all'agosto 2013 quando, dopo le opportune verifiche, il comitato scientifico ha espresso un parere negativo sui suoi presunti benefici.