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I genitori del bimbo umiliato: “Esperimento? E' razzismo”

Il caso di Foligno, avvenuto in una scuola elementare, continua a destare perplessità e sgomento, nonostante la sospensione inflitta dal Miur all'insegnante che, come “esperimento sociale”, ha chiesto a un bimbo figlio di genitori nigeriani di mettersi con il viso verso la finestra, così da “non dover vedere la sua brutta faccia”. Un modo – ha provato a giustificarsi l'insegnante – per spiegare ai bambini l'ingiustizia del razzismo e quella che è stata la follia della Shoah ma che, di fatto, ha ottenuto lo scopo diametralmente opposto, suscitando polemiche e accuse visto che, al di là delle intenzioni, il comportamento del docente è apparso discriminatorio. Di certo, i genitori del bambino (e della sorellina, sottoposta allo stesso trattamento) non hanno accettato il metodo usato dall'insegnante, portando la questione all'attenzione di un legale che, già oggi, ha portato le carte in Procura. Madre e padre dei bimbi hanno riferito di ritenere quello andato in scena in classe “tutto meno che un esperimento sociale”.

I genitori: “Non è un esperimento sociale”

Già nella giornata di ieri il maestro si era scusato, spiegando di aver detto ai bambini “possiamo fare una cosa di questo tipo? E loro mi hanno risposto: proviamo”, spiegando inoltre di aver riferito agli alunni che in quel momento si stava parlando “della Shoah, dell'integrazione. E quindi era per suscitare una provocazione”. Una versione che non ha convinto la famiglia dei due fratellini che, dopo essersi rivolta all'avvocato Silvia Tomassoni, ha deciso per una denuncia: “Non sappiamo cosa possa essere passato nella mente di questo insegnante – ha detto il leagle – ma di certo un esperimento di questo tipo non si fa. Noi stiamo andando a denunciare tutto”. Anche il papà ha rilasciato qualche dichiarazione alla stampa, riferendo che i suoi “figli stanno male per questo. Sono sempre stati bene a scuola con gli altri bambini, è la prima volta da quando siamo in Italia che ci capita una cosa del genere”. Secondo il genitore non si è trattato di un esperimento sociale ma di “un episodio di razzismo”. Stando a quanto raccontato dagli stessi genitori a La Repubblica, “a nostra figlia il maestro ha detto: sei così brutta che possiamo chiamarti scimmia. Il nostro bambino dopo quell'episodio in classe si è chiuso. Sta male”.

La condanna

Al di là della legittima e comprensibile reazione della famiglia dei piccoli, il comportamento dell'insegnante ha ricevuto la condanna unanime dell'opinione pubblica ma anche delle istituzioni, in primis il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti: “E' stato un episodio gravissimo e decisamente da condannare – ha spiegato -, ma non vedo assolutamente una cultura dell'intolleranza nelle scuole”. Secondo il ministro, “è importante continuare a lavorare sotto l'aspetto educativo e formativo ed educare al rispetto degli altri”. Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: “Sono vicino a quel bambino, ma non può essere tutta colpa di Salvini come pensano i professoroni e i commentatori di sinistra”. Condanna anche dall'ex premier Matteo Renzi: “Il ministro Bussetti avvii oggi stesso la procedura di licenziamento di quel maestro. Il razzismo è incompatibile con la funzione di educatore. E' un clima infame, bisogna resistere a questa barbarie”. Stessa linea anche per Nicola Fratoianni (LeU), che nella giornata di ieri aveva avviato un'interrogazione parlamentare: “Come hanno potuto lasciare che quel maestro continuasse a insegnare per giorni senza intervenire?”. 

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