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Esplosione sull’Etna, feriti dieci escursionisti

L’attività eruttiva dell’Etna, ripresa ieri dopo la fase spettacolare avvenuta tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, ha provocato il ferimento di dieci persone. L’incidente è avvenuto in seguito all’esplosione di uno dei crateri del vulcano. I feriti sono stati colpiti da materiale lavico: nessuno sarebbe in gravi condizioni ma sei sono stati ricoverati in quattro ospedali a causa di contusioni e traumi, soprattutto cranici. Secondo le prime notizie nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita. Tre dei pazienti sono stati portati negli ospedali Garibaldi, Vittorio Emanuele e Cannizzaro di Catania. Gli altri tre sono stati ricoverati al pronto soccorso dell’ospedale di Acireale: sono turisti inglesi. La sala operativa della Protezione civile, alla quale risultano che sono sette le persone che hanno fatto ricorso a cure mediche, ha confermato che nessuno dei feriti ha riportato lesioni serie.

L’esplosione del cratere, avvenuta a quota 2700 metri, è stata causata dal contatto tra la lava incandescente della colata e la neve presente ad alta quota. Il materiale piroclastico lanciato lontano come schegge ha colpito gli escursionisti rimasti feriti. Il fenomeno, conosciuto dagli esperti dell’Ingv di Catania, è avvenuto sul fronte della colata lavica, sul Belvedere dell’Etna, in territorio di Nicolosi. Il vulcanologo Stefano Branca dell’Ingv di Catania spiega che l’esplosione freatica “è avvenuta sul fronte della colata lavica attiva a 2700 metri di quota ed è stata causata dal rapido scioglimento della neve” perché il magma ha riscaldato la terra provocando l’evaporazione quasi istantanea dell’acqua, con conseguente esplosione di vapore, acqua, cenere, roccia.

Tra i feriti c’è anche un ricercatore dell’Ingv di Catania, Boris Behncke: “Violenta esplosione al contatto fra lava e neve sull’Etna circa un’ora fa. Alcuni feriti, io stesso ho ricevuto una piccola ferita in testa però sto assai bene e mi sto calando una meritata birra!”. Così ha commentato sul suo profilo Facebook la sua esperienza sul vulcano, dove si trovava con un collega, per un sopralluogo sul fronte dell’eruzione. Marco Neri, anche lui dell’Ingv spiega che “sull’Etna attualmente ci sono diversi nostri colleghi impegnati in osservazioni e visure. Queste purtroppo sono cose che possono anche succedere. Il fronte della colata lavica si deve osservare da vicino soprattutto quando scende più in basso, per tenere informata la Protezione civile, che se lo ritiene opportuno, può fermare il flusso turistico. Adesso la colata ha raggiunto quota 2700 e poco più sotto, a quota 2500, c’è la funivia“.

La nuova fase eruttiva, di tipo “stromboliano”, è iniziata mercoledì mattina sul versante sud-orientale dell’Etna. L’attività ha subito un incremento, generando una colata lavica sommitale. Il braccio è emerso dal versante meridionale dalla bocca eruttiva del nuovo cratere di Sud-Est, con fontane di lava e boati. Il fenomeno, costantemente monitorato dall’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha avuto un picco ieri intorno alle 17.40 per poi rallentare fino a fermare la colata lavica che però è ripresa intorno alle 23 sul fianco meridionale. Le eruzioni per il momento non incidono sull’attività dell’aeroporto internazionale di Catania che è pianamente operativo.

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