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Diga crollata: è un massacro

Sale a 58 morti e 305 dispersi il bilancio del crollo della diga di Brumadinho, nel sudest del Brasile. Le ricerche dei lavoratori intrappolati dalla marea di fango sono riprese dopo un'interruzione dovuta al timore del crollo di una seconda diga presente nella stessa area. 

Bilancio

Al momento ci sono “58 morti” e “305 persone scomparse, cifra in aumento perché alcune famiglie che non erano nella lista iniziale dei dispersi“, ha spiegato il tenente colonnello Flavio Godinho, responsabile dell'organizzazione dei soccorsi. Il numero dei morti “aumenterà sicuramente“, ha aggiunto. Il precedente bilancio ufficiale era di 37 morti e 287 dispersi.

Poche speranze

Le ricerche sono riprese dopo che erano state sospese a causa dell'allarme per un possibile crollo di una seconda diga mineraria. “Non c'è più il rischio di rottura”, ha assicurato Godinho. “Le ricerche sono già riprese, in elicottero, a terra e con i cani”. Tuttavia le speranze di ritrovare persone ancora in vita sono sempre meno. “Finché non abbiamo rimosso l'ultimo corpo, speriamo ancora di trovare sopravvissuti, anche se sappiamo che più passa il tempo, più sarà difficile”, ha spiegato un portavoce dei vigili del fuoco. Nel frattempo la procura brasiliana ha deciso di bloccare 3 miliardi di dollari sui conti di Vale, il gigante minerario brasiliano che aveva in gestione la diga, per il risarcimento dei danni umani e ambientali dovuti al crollo.

Ambientalisti infuriati

Duro il commento di Greenpeace di fronte a questa nuova catastrofe, che ha definito un “crimine ambientale“. “Questo nuovo disastro dimostra disgraziatamente che lo Stato e le compagnie del settore minerario non hanno imparato la lezione“, ha detto Nino D'Avila, portavoce dell'organizzazione, secondo il quale “questi non sono incidenti, sono crimini ambientali che devono essere investigati, puniti e riparati“.

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