Un duro colpo è stato inferto alla criminalità organizzata in Calabria: i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in collaborazione con il Servizio centrale investigazione Criminalità organizzata, hanno eseguito dodici decreti che dispongono il sequestro e la confisca di beni per 21 milioni di euro alla cosca della ‘ndrangheta Pesce di Rosarno, che vanta l’egemonia nella piana di Gioia di Tauro e con ramificazioni all’estero.
Dalle indagini svolte dal Gico del Nucleo di Polizia tributaria, è emerso come il clan mafioso occultava i proventi illeciti reinvestendoli anche in attività economiche al margine della legalità. In particolare sono stati sottoposti a confisca quattro imprese e società operanti nel settore agricolo e dei trasporti, oltre 25mila metri quadrati di terreno coltivati ad agrumeto e frutteto per i quali l’Agenzia per le Erogazioni in agricoltura aveva riconosciuto specifici contributi, 13 fabbricati tra i quali figurano tre ville di pregio, di cui una villa di oltre 300 metri quadrati con dépendance di 200 metri quadrati e giardino con una superficie di 700 metri quadrati nel comprensorio di Baden nella bassa Austria, plurimi rapporti finanziari, postali e assicurativi.
Con i provvedimenti è stata inoltre disposta la sorveglianza speciale nei confronti degli elementi di spicco della cosca, tra cui Giuseppe Pesce, Franco Pesce, e Franco Pesce. Ma anche Rocco Pesce, Vincenzo Pesce, Francesco D’Agostino, Mario Ferraro, Andrea Fortugno, Domenico Fortugno, Rocco Palaia, Alberto Petullà, Antonio Tiritino, Giuseppe Di Marte, Claudio Lucia.