Aveva una potenza di almeno 30 chilogrammi di tritolo l’ordigno che esploso questa mattina in Daghestan e che ha causato la morte di due poliziotti. Secondo una prima ricostruzione, una Lada-Priora si è avvicinata al check point della polizia ed è poi esplosa. Al suo interno, un estremista bianco che condivideva le ideologie del sedicente Stato Islamico. Il comitato nazionale russo antiterrorismo, ha precisato che la bomba era formata da due proiettili di artiglieria da 122 millimetri. Nella deflagrazione, almeno dodici persone, sei agenti e sei civili sono rimasti feriti.
Il kamikaze era uno studente di 23 anni che aveva legami con l’Isis. A riferirlo è una fonte citata dall’agenzia Interfax, secondo cui il giovane aveva studiato in un’università di Astrakhan. Secondo la fonte gli agenti “hanno sequestrato un computer, altri oggetti ed effetti personali che provano che l’uomo deceduto era dell’Isis, a cui si era affiliato la scorsa estate”. E, infatti, poco dopo l’esplosioni, i militanti del gruppo jihadista, hanno rivendicato su Twitter l’attentato.
Non si tratta del primo attacco che viene fatto nella regione e che poi viene rivendicato dall’Isis. Anche lo scorso anno, poco prima dei festeggiamenti per il Capodanno, un commando armato ha sparato all’impazzata sui turisti a Derbent, antica città fortificata nella repubblica autonoma caucasica del Daghestan, dal 2003 inserita nell’Unesco. Un agente dei servizi di sicurezza russi del Fsb è morto, mentre 11 persone sono state ferite, cinque di loro in modo grave. Il Daghestan è da anni nel mirino di gruppi islamisti ostili a Mosca e nel giugno del 2015 il sedicente Stato Islamico ha annunciato la creazione di una propria “succursale” nella repubblica.