Sudan nel caos
I violenti attacchi ai villaggi e alle città spingono i genitori a fuggire. Per proteggere i propri figli da violenze sessuali, rapimenti, reclutamento, mutilazioni e morte. Anche i centri di sfollamento sono stati presi di mira. Si parla di 1.300 persone uccise, compresi i bambini, in un attacco a un campo per sfollati nel Darfur. L’Unicef ha registrato segnalazioni di oltre 3.100 gravi violazioni. Tra cui l’uccisione e la mutilazione di bambini. Anche se si ritiene che questa sia solo la punta dell’iceberg. Arif Noor è il direttore di Save the Children in Sudan. “Stiamo assistendo a livelli di violenza abominevoli in Sudan – afferma il responsabile dell’organizzazione umanitaria nel martoriato paese africano-. Le violazioni dei diritti umani sono gravi, diffuse e continue. Eppure la crisi viene completamente ignorata. C’è un clima prevalente di impunità. I bambini sono costretti a fuggire. A volte nel cuore della notte. Per raggiungere luoghi di raccolta affollati. Dove le malattie infettive possono diffondersi facilmente”.
Risposta umanitaria
“Nonostante la gravità dei bisogni, non c’è la necessaria attenzione politica e finanziaria– aggiunge Arif Noor-. Il Piano di risposta umanitaria (Hrp) è attualmente finanziato solo per un terzo. Nonostante il Sudan abbia quasi 25 milioni di persone che hanno un disperato bisogno di beni di prima necessità, come cibo, riparo e protezione. L’emergenza nel Paese è enorme. E necessita di una risposta altrettanto ampia da parte degli attori globali. Abbiamo bisogno di risorse urgenti e maggiori. Per proteggere subito i bambini e le famiglie già sfollate. Ma abbiamo anche bisogno di strutture per proteggerli. Durante gli spostamenti. E quando arrivano nei luoghi di raccolta già sovraffollati”. Save the Children lavora in Sudan dal 1983. E fornisce aiuti salvavita e servizi di protezione dei bambini insieme a partner nazionali e internazionali. Dallo scoppio del conflitto, Save the Children ha raggiunto 220.000 persone. Tra cui 120.000 bambini. E sta gestendo centri medici e nutrizionali. Per fornire cibo e altri beni alle famiglie sfollate.
Appello
“Chiediamo alla comunità internazionale risorse urgenti e maggiori per proteggere subito i bambini e le famiglie già sfollate. Ma anche strutture per proteggerli durante gli spostamenti e quando arrivano nei luoghi di raccolta già sovraffollati”. La richiesta arriva da Save the Children. Sono circa 7.600 i bambini costretti a fuggire dalle loro case ogni giorno in Sudan. Il conflitto ha causato violenze e orrore in gran parte del Paese. E ha provocato lo sfollamento di un bambino su 8. Questi i dati di una nuova analisi di Save the Children. L’organizzazione da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro. Decine di bambini sfollati sono dovuti ricorrere alle cure urgenti del personale medico e di protezione di Save the Children. Dopo aver subito orribili violenze sessuali, ferite disabilitanti e gravi disagi psicologici. Il Sudan registra la più grande crisi di sfollamento di minori al mondo.
Picco di minori
Con 3 milioni di bambini, su un totale di 23 milioni, costretti dallo scorso aprile 2023 a fuggire. Cercando rifugio in campi o centri per gli sfollati, scuole o case sovraffollate che condividono con i propri parenti. Dall’inizio del conflitto, gli sfollati interni nel Paese hanno superato i 5 milioni di persone. Mentre altri 1,3 milioni hanno cercato sicurezza e protezione nei paesi vicini. Circa 350.000 bambini sono sfollati tra l’inizio di ottobre e il 15 novembre. E alcuni di questi erano già stati costretti a muoversi più di una volta per cercare sicurezza. Il picco di minori sfollati si è raggiunto la terza settimana di ottobre. Con circa 150.000 bambini costretti a lasciare le loro case.