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Sicurezza in montagna: le regole degli esperti

Il turismo montano aumenta nelle presenze e nelle occasioni ma resta lo stesso in termini di sicurezza e prevenzione. I consigli del CAI

Sì alle vacanze ma con una certa parsimonia. Una prudenza dettata, forse, dall’impatto ancora fresco della pandemia e della crisi economica che ha portato con sé. Fatto sta che, dati alla mano, gli italiani hanno deciso per la maggior parte di non rinunciare al periodo di relax estivo. Esattamente, il 41,3% dei connazionali le ferie ha deciso di concedersele, a patto di farlo con un’oculatezza resa tuttavia difficile dal momento storico di rincari galoppanti. In sostanza, se è vero che il Covid ha intaccato – e non poco – la capacità di risparmio degli italiani, andando a sollecitare le riserve di capitale accantonate a scopo cautelativo, l’onda lunga del periodo pandemico non sembra scoraggiare del tutto chi, nel corso di un anno, ha accumulato una buona dose di stress e stanchezza dovuta alla propria attività lavorativa. Attività che, va ricordato, durante e dopo la pandemia hanno subito dei rinnovamenti nel come e nel quanto, rendendo le vacanze estive desiderate, seppure per molti proibitive.

Montagna, meta che piace

Sul dove andare, poi, gli italiani sembrano avere pochi dubbi. Il mare è la meta prediletta, quasi un default rispetto alle abitudini storiche. Una sorta di catalizzatore il mare, buono per grandi e bambini, attrezzata meta vacanziera e, nondimeno, caratterizzato dalla non scontata dote di offrire un parterre di occasioni che permette, per quanto possibile, di valutare più opzioni e, magari, trovare un’opportunità di risparmio. Eppure, come da costante, negli ultimi anni, anche la montagna gioca un suo ruolo nel determinare percentuali e statistiche varie. Basti pensare che, ormai al giro di boa, le stime degli arrivi in montagna per il periodo di vacanza riguardano ben 73 milioni di italiani, intenzionati a trascorrere (o che hanno già trascorso) lì il proprio periodo di relax. Il che, del resto, è un’idea tutt’altro che sbagliata: spazi più ampi, quiete, minor stress logistico, aria migliore e possibilità di una vacanza attiva, fatta di escursioni, visite o passeggiata nella natura. Un’attrattiva decisamente interessante, che muove un fatturato da 5 miliardi e mezzo (secondo l’analisi di Jfc).

Più turisti

Cime elevate o modeste, Alpi o Appennini, il luogo è piuttosto relativo. Anzi, lo stimolo dato al turismo di prossimità nell’immediato post-pandemia ha rafforzato il ruolo delle località montane dell’Italia centrale, quelle più “remote” e meno attrezzate, in un certo senso, ma comunque più vicine e adibite alla permanenza di un numero più limitato di turisti. In generale, comunque, il turismo in montagna ha subito una spinta considerevole, portando gli arrivi nelle località di riferimento al + 1,7% rispetto allo scorso anno. Merito di una considerazione sempre più alta che i turisti hanno delle mete montane, considerate una sorta di rifugio contro le costrizioni della quotidianità e, in generale, luogo dove rigenerarsi e rilassarsi a dovere, mantenendo al contempo una buona forma fisica. Allo stesso modo, gli italiani vedono nella montagna un’occasione quasi unica per non essere soggetti ai meccanismi del quotidiano, in primis l’uso giornaliero dell’auto. E questo, unito a un leggero aumento della capacità di spesa (13,8%) generale, apre un buon ventaglio di opportunità.

Incidenti in montagna

È chiaro, tuttavia, come la fruibilità della montagna possa variare a seconda degli obiettivi che ci si pone. C’è chi vede nei luoghi montani una destinazione di totale riposo e chi, invece, quasi una sfida con sé stesso. La volontà, magari, di concedersi qualche esperienza fuori dall’ordinario, porta spesso ad alzare l’asticella di rischio, specie se, di tali posti, non si fosse pratici. Anche in questo senso, i numeri parlano chiaro: il Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico ha registrato, nel 2022, 504 vittime di incidenti in montagna, aumentate del 13,5% rispetto all’anno precedente. Sinistri collegati alle più svariate attività, dalla semplice escursione alla passeggiata in mountain bike, fino ad alcune più “estreme”, come l’arrampicata. Esperienze che, chiaramente, richiedono un grado di preparazione specifico o, quantomeno, la lucidità di capire fin dove ci si può spingere nel metterle in pratica, specie se non si dovesse avere con esse la giusta familiarità.

I consigli degli esperti

Il Club Alpino Italiano viene, da decenni, in soccorso dei fruitori della montagna. E non solo letteralmente, ma anche mettendo a disposizione un vademecum utile oer avere un quadro più chiaro della montagna e del suo grado di accessibilità nelle svariate attività che propone. Anche nel semplice suggerimento di scegliere, ad esempio, itinerari “in funzione delle proprie capacità fisiche”, senza trascurare di documentarsi accuratamente sugli itinerari e sulle zone scelte. Facendo attenzione, inoltre, a non camminare mai privi di mappa topografica e, se in gruppo, a cadenzare il passo in funzione di coloro che camminano più lentamente. Inoltre, il CAI ricorda di avere sempre a disposizione, nel proprio zaino, l’occorrente per far fronte a eventuali situazioni di emergenza. Il che, presuppone la dotazione del necessario per piccole operazioni di pronto soccorso. Con l’ulteriore accortezza, rammentata dal CAI, di evitare di mettersi in cammino da soli, informandosi poi sul meteo in arrivo. Una variabile estremamente importante in montagna, in grado di determinare la fruibilità o meno di determinate zone. In generale, gli esperti sconsigliano di intraprendere escursioni con maltempo in arrivo, allo stesso modo di come occorra una maggiore prudenza qualora le condizioni fisiche o le attrezzature a disposizione non siano ottimali.

Sole di montagna

Un monito particolare riguarda l’esposizione ai raggi solari, aspetto forse sottovalutato più del dovuto dai fruitori della montagna. Il CAI, in questo senso, raccomanda di adottare precauzioni specifiche, al fine di evitare scottature o patologie, sia indotte che aggravate, dai raggi ultravioletti, essendo l’esposizione solare molto più marcata. “Salendo di quota – sottolinea – l’intensità dei raggi ultravioletti aumenta del 10 per cento ogni mille metri di dislivello. A 3000 metri di quota l’intensità è quindi superiore di ben il 30 per cento rispetto al livello del mare”. La protezione del corpo è quindi essenziale, come quella degli occhi con appositi occhiali da sole. Meglio non rischiare un’abbronzatura di cui doversi pentire…

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