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Rocca (CRI): “L’opera della Croce Rossa in Ucraina e nel resto del mondo”

"Dopo oltre 150 anni, siamo nei luoghi di disperazione grazie all'opera 14 milioni di volontari nel mondo": l'intervista a Francesco Rocca, Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana nella Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa

Da oltre 150 anni siamo con chiunque. Ovunque“. E’ lo slogan di Croce Rossa Italiana (CRI) per questa domenica 8 Maggio in cui si celebra la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e si onora il lavoro di soccorso che svolgono quotidianamente milioni di volontari. Dell’opera di Croce Rossa Italiana sia in Ucraina, sia in Italia che nel resto del mondo, ne parliamo con l’attuale Presidente, Francesco Rocca.

Chi è Francesco Rocca

Nato a Roma il 1 settembre 1965, attualmente ricopre, oltre al ruolo di Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, anche quello di Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Francesco Rocca si avvicina al volontariato sin dai primi anni degli studi universitari in Legge: prima al fianco del Jesuit Refugee Service, poi con la Caritas, infine con la Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo. Divenuto Avvocato, esercita la professione dal 1990 al 2003. In particolare, nella seconda metà degli anni ’90, è in prima linea nella lotta contro la mafia e, proprio per questo, è costretto a vivere cinque anni sotto scorta. Il 6 novembre 2017, all’Assemblea Generale tenutasi ad Antalya, in Turchia, viene eletto Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, primo italiano nella storia a ricoprire il prestigioso ruolo. Infine, a maggio 2020, è riconfermato per la terza volta alla guida della Croce Rossa Italiana.

Il Presidente CRI, Francesco Rocca

L’intervista a Francesco Rocca

Cosa significa essere Presidente di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa tra pandemia, crisi economica e guerra in Ucraina?
“Rappresentare l’operato di 192 Croci Rosse e Mezzelune Rosse nel mondo è un privilegio enorme e una grandissima responsabilità. Sono anni che siamo chiamati a fornire risposte a sfide complessissime. Tuttavia, non ci siamo mai fermati e mai lo faremo. Al perdurare della pandemia e al grande impegno nella campagna vaccinale, infatti, si sono sovrapposte crisi come quella in Afghanistan e oggi il conflitto in Ucraina, con la conseguente necessità di accoglienza per migliaia di profughi in tempi record. Abbiamo dato rapide e concrete risposte alle conseguenze socio-economiche del Covid-19 continuando a veicolare, nello stesso tempo, la nostra cultura, i nostri principi e i nostri valori. E i Giovani volontari non hanno mai smesso di proporre i corretti stili di vita e indossato con passione, in ogni occasione, il nostro Emblema”.

Perché è importante celebrare questa Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa?
“Perché la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, istituita l’8 maggio in occasione dell’anniversario della nascita del suo fondatore Henry Dunant, è il riconoscimento dell’enorme sforzo dei volontari. L’8 maggio celebra un’idea attuale e lo spirito di sacrificio e abnegazione dei nostri 14 milioni di volontari delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in tutto il mondo, di cui oltre 150.000 nel nostro Paese. Una risorsa globale fondamentale, quella del volontariato, che fa la differenza e che va riconosciuta e festeggiata. Oggi più che mai bisogna ricordare quelli di noi che in tutto il mondo sono impegnati sui fronti di crisi e di guerra. Penso all’Ucraina e all’Afghanistan, ma anche a chi continua ad assistere le popolazioni le cui sofferenze sono dimenticate dai riflettori”.

Cosa fa Croce Rossa per i rifugiati ucraini (e non solo)?
“Come Movimento Internazionale abbiamo evacuato oltre 100.000 civili dall’inizio del conflitto in Ucraina. E siamo protagonisti con costanti missioni per l’invio di aiuti umanitari. Come Croce Rossa Italiana, poi, posso dire che il primo convoglio di aiuti è partito tre giorni dopo l’inizio del conflitto. Ad oggi abbiamo una media di due partenze a settimana. Abbiamo realizzato oltre 15 operazioni internazionali, con centinaia di tonnellate di beni consegnati e mezzi dispiegati e diverse ambulanze consegnate finora. E’ stato grande anche l’impegno della Centrale di Risposta Nazionale (CRN) quale canale di primo ingresso, cui si è aggiunto un servizio di pronto soccorso psicologico telefonico gratuito per i cittadini ucraini in Italia e per le famiglie ospitanti. Con l’arrivo dei primi profughi, ci siamo trovati sempre più coinvolti nelle attività di accoglienza e assistenza, garantendo una risposta efficace e puntuale. Nella fattispecie, circa 150 Comitati territoriali, da nord a sud, sono pienamente operativi. Infine, abbiamo inaugurato una Base Operativa Avanzata a Suceava (Romania) per lo stoccaggio dei materiali”.

Una volta finita la guerra, quali saranno i compiti e gli obiettivi di CRI nel breve e medio periodo in Ucraina?
“Continueremo a fare la nostra parte, sia con missioni che con l’accoglienza dei profughi. La Croce Rossa è, da sempre, la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene”.

Quali sono al momento le principali necessità della società italiana?
“La pandemia ha evidenziato i divari sociali, esacerbando le tante vulnerabilità. Sono aumentate le richieste di pacchi alimentari, di cure mediche altrimenti impossibili. Noi stiamo lavorando e continuiamo a lavorare per occuparci al meglio di queste necessità e dare risposte concrete alle nuove povertà”.

Francesco Rocca con Papa Francesco (@crocerossa)

Il Papa nell’udienza alla CRI del 2018 ha detto: “Siate sempre testimoni di umanità”. Cosa intendeva e come avete risposto all’augurio del Papa?
“L’Umanità è il primo dei nostri principi, quello alla base di tutti gli altri. Il Santo Padre ha ragione: il nostro operato imparziale tende a fornire una risposta a qualsiasi tipo di vulnerabilità, senza guardare chi abbiamo di fronte o da dove proviene. E noi abbiamo risposto che essere testimoni dei nostri 7 principi è alla base di quello che facciamo. Non a caso la campagna 2022 per l’8 maggio nasce dalla consapevolezza che basta davvero poco per essere promulgatori di Umanità se si ha voglia di chiedere e di ascoltare: lo slogan Ogni persona ha una storia e a noi interessano tutte sta a testimoniare come spesso una domanda quale ‘Come stai?’, anche la più semplice e apparentemente banale, ci connette in modo estremamente intimo con chi la riceve, generando interesse e dialogo. E serve a ridare dignità”.

Durante l’udienza alla CRI del 2018, ha incontrato il Santo Padre. Quali emozioni?
“E’ una grande emozione confrontarsi con una Figura quale quella di Papa Francesco che mette al centro l’Umanità, proprio come noi nel nostro piccolo. E’ stato un immenso privilegio per me e per i nostri volontari ricevere splendide parole di plauso e incoraggiamento. E io, rappresentandoli, ho pensato di essere davvero sulla giusta strada”.

Come aiutare il prossimo, concretamente?
“Ognuno può fare la sua parte, chiunque può cimentarsi in una esperienza che gli cambierà la vita. Invito tutti a confrontarsi con il volontariato. C’è tanta fame di Umanità in questa società complessa. Ogni piccolo gesto o attività può contribuire ad accrescerla. E a renderci migliori”.

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